PERDITA DI CHANCES E OPERATIVITÀ DELL’ART. 2087 C.C.
Corte di Cassazione Sez. Lav., 8 ottobre 2007, Sentenza n. 21014 con nota della dott.ssa Roberta Caragnano
Perdita di chances e operatività dell’art. 2087 c.c.
(Nota a sentenza Corte di Cassazione Sez. Lav., 8 ottobre 2007, Sentenza n. 21014)
Con la sentenza in epigrafe i Giudici della Suprema Corte di Cassazione intervengono su una materia abbastanza delicata e oggi quanto mai all’attenzione delle parti sociali, quale la sicurezza sul luogo di lavoro.
La Corte statuisce che la perdita totale della capacità lavorativa specifica in capo ai lavoratori a tempo determinato per colpa del datore di lavoro, nel caso di specie per mancata consegna agli addetti alla rampa di atterraggio degli aeromobili delle cuffie di protezione contro i rumori, costituisce un danno risarcibile, qualificabile come danno da mancata assunzione con contratto a termine immediatamente successivo e come danno da perdita di chances, per la perdita di eventuali assunzioni a tempo determinato per gli anni successivi, con assolvimento del relativo onere probatorio a carico del lavoratore.
L esonero del datore di lavoro dalla responsabilità civile per infortunio sul lavoro o malattia professionale opera esclusivamente nei limiti posti dall art. 10 del d.P.R. n. 1124 del 1965 e per i soli eventi coperti dall assicurazione obbligatoria, mentre qualora eventi lesivi eccedenti tale copertura abbiano a verificarsi in pregiudizio del lavoratore e siano casualmente ricollegabili alla nocività dell ambiente di lavoro, viene in rilievo l art. 2087 c.c., che come norma di chiusura del sistema antinfortunistico, impone al datore di lavoro, anche dove faccia difetto una specifica misura preventiva, di adottare comunque le misure generiche di prudenza e diligenza, nonché tutte le cautele necessarie, secondo le norme tecniche e di esperienza, a tutelare l integrità fisica del lavoratore assicurato. Tuttavia, al fine di ottenere il risarcimento per la perdita di una chance è necessario che il danneggiato dimostri la sussistenza di un valido nesso causale tra il danno e la ragionevole probabilità della verificazione futura del danno stesso e provi, quindi, la realizzazione in concreto almeno di uno dei presupposti per il raggiungimento del risultato sperato ed impedito dalla condotta illecita della quale il danno risarcibile deve essere conseguenza diretta ed immediata (cfr. Cass. n. 9898/1998).
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE LAVORO
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Omissis
ha pronunciato la seguente:
sentenza
omissis
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con distinti ricorsi depositati in data 17 marzo 1994 i signori S. G., A. P., G. F. e G. A. convenivano in giudizio l Alitalia s.p.a. e, premesso di aver prestato negli anni 1990 - 1991 attività lavorativa a tempo determinato come addetti alla rampa, previa sottoposizione a visita medica che ne aveva sempre accertato la piena idoneità a dette mansioni, esponevano che solo nel settembre 1991, cioè poco prima della scadenza dell ultimo contratto, la convenuta aveva fornito loro le cuffie protettive contro i rumori provenienti dagli aeromobili presso cui operavano.
Aggiungevano, poi, che nel 1992, a seguito di istanza dell Alitalia, l ufficio di collocamento li aveva avviati per la costituzione di un nuovo rapporto di lavoro a tempo determinato, ma che, sottoposti a visita medica, erano stati dichiarati inidonei per ipoacusia e, conseguentemente, non erano stati assunti. Deducevano, inoltre, che la patologia riscontrata - certamente contratta nel corso della pregressa attività lavorativa di addetto alla rampa, dal momento che dalla visita medica disposta al momento della prima assunzione non era emersa alcuna affezione - era eziologicamente connessa con le mansioni disimpegnate per effetto della prolungata esposizione giornaliera al rumore senza l utilizzo degli accorgimenti previsti in via generale dall art. 2087 c.c. e, in linea più specifica, dall art. 24 del DPR 19 marzo 1986 n. 303.
Rilevato, infine, che l Alitalia aveva proceduto ad altre assunzioni a termine, nonché alla trasformazione, in virtù di intese in tal senso intercorse con le organizzazioni sindacali, di taluni contratti a termine in rapporti a tempo indeterminato, chiedevano la condanna della convenuta al risarcimento del danno biologico nonché di quello economico, sia per l incapacità specifica a svolgere l attività lavorativa cui erano stati adibiti, sia per la mancata assunzione negli anni successivi e la impossibilità di fruire della trasformazione del rapporto.
Instauratosi il contraddittorio, resisteva l Alitalia s.p.a., eccependo l incompetenza per territorio del giudice adito e, deducendo nel merito, l infondatezza della pretesa.
Procedutosi alla riunione dei giudizi, il G.L. del Tribunale di Palermo, con sentenza in data 3 febbraio 2000, rigettata l eccezione di incompetenza per territorio; verificata la dedotta violazione dell obbligo previsto dall art. 2087 c.c.; acclarata, alla stregua della disposta c.t.u., la connessione della ipoacusia riscontrata nei ricorrenti G., P. ed A. con l attività espletata alle dipendenze dell Alitalia, nonché la conseguente, totale, riduzione della capacità lavorativa specifica; ritenuto che, in via presuntiva, i tre ricorrenti avrebbero potuto prestare la loro attività per oltre tre anni oltre il 1992, condannava la società convenuta al pagamento in favore dei tre ricorrenti sopra indicati, a titolo risarcitorio, della complessiva somma di £. 30.000.000 ciascuno, comprensiva di interessi e rivalutazione; rigettava, invece, la domanda del F., la cui patologia non era risultata dipendente da attività lavorativa.
Avverso tale decisione proponeva appello l Alitalia - Linee Aeree Italiane - s.p.a., con ricorso depositato in data 25 gennaio 2002, contestando l addebitata violazione della norma di cui all art. 2087 c.c. e, in ogni caso, i criteri di determinazione del danno.
Costituitisi con memoria depositata in data 12 maggio 2003, resistevano il G., il P. e l A., chiedendo il rigetto del gravame e, in via incidentale, dolendosi dell avvenuta quantificazione del danno sulla base della retribuzione netta percepita, nonché dell entità del risarcimento complessivamente riconosciuto.
Con sentenza in data 15 maggio - 10 giugno 2003 la Corte d appello di Palermo, in parziale riforma della sentenza del Tribunale, condannava l Alitalia al pagamento in favore del G., del P. e dell A., a titolo di risarcimento danni per la mancata assunzione a termine nell anno 1992, dell importo netto di curo 3.615,20 ciascuno, oltre rivalutazione ed interessi come per legge.
Avverso la sentenza della Corte territoriale, con atto notificato in data 3 giugno 2004, S. G., A. P. e G. A. hanno proposto ricorso per cassazione, affidato a due motivi, Alitalia - Linee Aeree Italiane - S.p.A. ha resistito con controricorso ed ha proposto, altresì, ricorso incidentale.
Motivi della decisione.
l. I ricorsi devono essere riuniti, ai sensi dell art. 335 c.p.c., trattandosi di impugnazioni avverso la medesima sentenza.
2.1. Con il primo motivo i ricorrenti principali denunziano violazione e falsa applicazione degli artt. 115, 116 e 432 c.p.c., degli artt. 1223 e 1226 c.c., nonché omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della controversia.
2.2. Con il secondo motivo i ricorrenti principali denunziano violazione e falsa applicazione degli artt. 115, 116 e 432 c.p.c., degli artt. 1223, 1226, 2727 e 2729 c.c.; violazione e falsa applicazione del combinato disposto dell art. 8-bis del D.L. n. 17/1983, dell art. 23 della L. n. 56/1987, degli artt. 14 e 15 della 1. n. 56/1987, degli artt. 14 e 15 della L. n. 239/1949 e dell art. 34 della L. n. 300/1970; omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della controversia.
3. Con l unico motivo la ricorrente incidentale denunzia violazione e falsa applicazione dell alt. 2087 c.c. e dell art. 19 D.P.R. 30 giugno 1965 n. 1124, nonché omessa motivazione su un punto decisivo della controversia.
4. E logicamente antecedente l esame del ricorso incidentale.
Ed il ricorso è infondato.
Come emerge dalla sentenza impugnata, alla luce della raccolta prova testimoniale, non può dubitarsi che, quanto meno fino al settembre del 1991, l Alitalia ha operato in violazione dell obbligo nascente dal generale principio di cui all art. 2087 c.c., nonché di quello specifico desumibile dal DPR 303/1986, avendo omesso di consegnare ai lavoratori le cuffie di protezione e, in ogni caso, di vigilare sulla loro effettiva utilizzazione.
La sentenza impugnata ha, poi, evidenziato, che, non appare revocabile in dubbio, sulla base della CTU espletata in primo grado, che, a causa della sottoposizione al rumore nell ambiente lavorativo, si era instaurata nei lavoratori una sordità neuro sensoriale, che aveva comportato una riduzione della capacità lavorativa specifica del 100%.
Va poi evidenziato che l esonero del datore di lavoro dalla responsabilità civile per infortunio sul lavoro o malattia professionale opera esclusivamente nei limiti posti dall art. 10 del d.P.R. n. 1124 del 1965 e per i soli eventi coperti dall assicurazione obbligatoria, mentre qualora eventi lesivi eccedenti tale copertura abbiano a verificarsi in pregiudizio del lavoratore e siano casualmente ricollegabili alla nocività dell ambiente di lavoro, viene in rilievo l art. 2087 c.c., che come norma di chiusura del sistema antinfortunistico, impone al datore di lavoro, anche dove faccia difetto una specifica misura preventiva, di adottare comunque le misure generiche di prudenza e diligenza, nonché tutte le cautele necessarie, secondo le norme tecniche e di esperienza, a tutelare l integrità fisica del lavoratore assicurato (Cass. n. 8204/2003).
4. Infondato è, peraltro, anche il ricorso principale.
Quanto al primo motivo i ricorrenti si dolgono del criterio di quantificazione dell entità economica del danno adottato dalla Corte territoriale, in relazione, in particolare al 92, quando i ricorrenti, pur avviati verso l Alitalia con contratto a termine, non vennero assunti a cagione della loro limitazione fisica.
La motivazione individua, infatti, tale danno, non come danno da perdita di chance, ma come danno da mancata assunzione, al cui risarcimento i giudici di appello condannano Alitalia.
La sentenza impugnata ha, invero, affermato che non appare revocabile in dubbio che la perdita totale della capacità lavorativa specifica costituisca per i ricorrenti un danno risarcibile, il quale può essere quantificato sulle somme che gli stessi avrebbero potuto percepire se, avviati al lavoro su apposita richiesta della società, avessero superato positivamente la preventiva visita medica e, quindi, come negli anni precedenti, fossero stati assunti con contratto a tempo determinato anche per l anno 92.
La sentenza chiarisce poi che, ai fini del risarcimento dovuto dal datore di lavoro per i danni derivanti da un infortunio subito dal dipendente, la liquidazione del danno da invalidità permanente correlato al mancato guadagno futuro conseguente alla riduzione della capacità lavorativa, deve essere compiuta con riferimento al reddito annuo costituito dalla retribuzione calcolata al netto e non al lordo delle ritenute fiscali ( (Cass. nn. 1052/1994, 2219/1998).
Il motivo è, pertanto, infondato.
5. Con il secondo motivo i ricorrenti principali censurano la sentenza d appello, laddove ha ritenuto di non liquidare alcun risarcimento per i periodi successivi al 92 sul presupposto che la richiesta dei lavoratori si risolvesse in una domanda di risarcimento per perdita di chance.
Anche tale motivo è infondato.
Come correttamente ha osservato la Corte territoriale, al fine di ottenere il risarcimento per la perdita di una chance - tale dovendosi infatti qualificare la perdita di un eventuale assunzione a tempo determinato per gli anni successivi al 1992 - è necessario che il danneggiato dimostri la sussistenza di un valido nesso causale tra il danno e la ragionevole probabilità della verificazione futura del danno stesso e provi, quindi, la realizzazione in concreto almeno di uno dei presupposti per il raggiungimento del risultato sperato ed impedito dalla condotta illecita della quale il danno risarcibile deve essere conseguenza diretta ed immediata (Cass. n. 9898/1998).
Come ha evidenziato la Corte territoriale, detta prova non è stata fornita. Intanto perché detti lavoratori non risultano avviati presso l Alitalia negli anni 1993, 1994 e 1995 (ad eccezione del solo Aiello, che risulta avviato in quest ultimo anno), sicché non può certo presumersi una eventuale assunzione in mancanza di un atto di avviamento.
Né può invocarsi il diritto di precedenza nell assunzione, ai sensi della normativa richiamata nella sentenza d appello, perché i ricorrenti non hanno provato l esercizio della facoltà di opzione nei tre mesi dalla cessazione dell ultimo rapporto a termine
Ed è principio pacifico che la valutazione di circostanze di fatto, e segnatamente se esse siano in grado di far ritenere esistente per il soggetto danneggiato la chance di cui si lamenta la lesione, è di esclusiva competenza del giudice di merito. (Cass. n. 11322/2003).
6. Consegue il rigetto di entrambi i ricorsi.
7. Stante la reciproca soccombenza, vengono compensate le spese del giudizio di cassazione.
P.Q.M.
La Corte riunisce i ricorsi e li rigetta. Compensa le spese del giudizio di cassazione.
Così deciso in Roma, il 30 maggio 2007.