lavoroprevidenza

giovedì 15 marzo 2007

PATOLOGIA E VIOLENZA NEL MOBBING

Articolo del Prof. Sergio Sabetta - Componente Direzione Scientifica di LavoroPrevidenza.com


Patologia e violenza nel mobbing



Prof. Sergio Sabetta






Tra i fattori ambientali che facilitano le cause scatenanti il mobbing la letteratura ha ritenuto di individuare :



· La mancanza di un vero mercato, circostanza che riducendo l’efficienza e l’efficienza rende chiuso il mercato stesso e con esso la sua cultura la quale pertanto acquista la valenza di un sistema chiuso, autoreferenziale con conseguente innesco di processi tribali.



· Le macrostrutture in cui vi è una ridondanza organizzativa con posizioni gerarchiche di dubbia utilità per cui si realizza una tensione a ribadire i ruoli, anche in termini viziati, viene a mancare una chiara visione della missione operativa che faciliti i comportamenti virtuosi, i quali possano essere e siano per altro misurati togliendo molta ambiguità soggettiva nella valutazione.



· Situazioni microambientali nelle quali si fondano mancata chiarezza nei ruoli, con la conseguente crescita della discrezionalità comportamentale a scapito in molte occasioni degli aspetti prettamente lavorativi, la scarsa tangibilità e misurabilità dei risultati conseguiti, con conseguente perdita del principio di realtà oggettiva, infine lo stile delle relazioni sociali quale impronta dell’interpretazione del proprio ruolo da parte del dirigente, ossia centrato sul proprio potere oppure prevalentemente sugli obiettivi lavorativi.




La causa scatenante risulta comunque essere sempre l’aspetto soggettivo, la personalità delle parti, indipendentemente dalle competenze professionali o dal livello di scolarizzazione.


Spiccano in particolare la forze leaderistica, meglio se gerarchicamente ufficializzata, e l’attitudine alla verticalità gerarchica organizzativa, circostanza definitiva è la volontà di vincere personalmente invece di convincere attraverso una dialettica orizzontale.


Si distinguono in generale due tipologie di mobbing quello psicosociale e quello strategico o direzionale, mentre quest’ultimo è il risultato di un preciso progetto per l’espulsione del mobbizzato dall’organizzazione da parte dei vertici, nel primo si tratta di un incidente organizzativo determinato dal cortocircuito tra singole personalità.


Vi è comunque manifesta una mancanza di tensione verso una missione organizzativa fondata sull’efficienza e l’efficacia della produzione, nonché sulla qualità del prodotto che non permetta una dispersione delle risorse umane.


Interessante nell’aspetto psicosociale è l’innestarsi sul tessuto organizzativo di personalità antisociali fornite di una predisposizione biologica, in cui tensioni individuali a seguito di problemi biologici si rafforzano per le gravi carenze relazionali dovute al proprio vissuto scaricandosi sul tessuto organizzativo stesso.


Recenti studi condotti da Blair nel Nazionale Institute of Mental Health hanno indotto lo studioso ad avanzare l’ipotesi che le disfunzioni dell’ amigdala riducano la capacità di provare empatia o senso di colpa incidendo sulla socializzazione, come altri studi sulla chimica cerebrale hanno evidenziato i rapporti fra biochimica, es. serotonina, e comportamenti antisociali.


Dobbiamo superare la visione del psicotico come essere manifestamente violento e considerare l’aspetto freddamente calcolatore del psicopatico di successo, capace do pianificazioni complesse a lungo termine.


Emerge chiaramente il possibile aspetto patologico del mobbing, il quale può nascere direttamente dal soggetto in questione ( mobbing psicosociale ) o essere strumentalizzato da terzi ( mobbing direzionale).


Essendo per il momento impossibile filtrare tali personalità appare importante la capacità di prevenzione attraverso i controlli interni medico-sociali (L. 626/94) al fine di evitare la dissipazione del capitale intellettuale con il prevalere di attività autoreferenziali di sopravvivenza nell’organizzazione e l’impossibilità conseguente di codificare le conoscenze dei singoli rendendole proprie dell’organizzazione.


Hagstrom ha contribuito ad evidenziare il bisogno di appartenenza a qualcosa che vi è in ciascuna persona, circostanza che permea l’aspetto più propriamente individualista di ognuno di noi.


Nelle tribù organizzative vi è la necessità della condivisione di tratti ed interessi comuni, questo ancor più oggi in quanto la velocità d’informazione accorcia la durata dell’utilità delle competenze ma con più difficoltà può modificare i nostri valori.





Bibliografia



· R. Vaccani, Mobbing. La lunga marcia verso la prevenzione, in “Economia & Management”, 28-39, 5/05, Etas;


· P. Caiozzo, Gli sfumati confini del mobbing, in “Economia & Management”, 40-44, 5/05, Etas;


· D. Struber – M. Lunck – G. Roth, Le ragioni della violenza, in „Mente & Cervello“, 32-39, n. 26, anno V, 2007, Le Scienze;


· J. Ridderstrale, Lotte di potere e condivisione del potere, in “L’azienda globale”, Vol. II, 192 – 201, 2006, Baroli Editore.



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