Il percorso incompiuto della Class Action
Nonostante i risultati ottenuti negli Stati Uniti, le azioni legali collettive per il risarcimento dei danni, stentano a decollare in Italia. Esiste già una prima base normativa ma serve una legislazione più puntuale e generalizzata per garantire ai consumatori una reale tutela
Negli Stati Uniti ha ottenuto importanti risultati. In Italia, invece, stenta a decollare, privando i consumatori di un efficace strumento di tutela.
Uno strumento, quindi, che diventa fondamentale soprattutto se si decide di procedere contro grandi gruppi internazionali. I singoli cittadini rischierebbero altrimenti di avere ben poche possibilità di successo contro i prestigiosi studi legali su cui queste società possono contare.
Successo che invece
Fin ora, però, non sono stati fatti grandi passi avanti. Una prima base normativa è rappresentata dalla legge 281 del 98 e dal Codice del Consumo del 2005. Alle associazioni dei consumatori viene riservata la facoltà di promuovere azioni collettive alle quali, però, deve poi necessariamente fare seguito l azione individuale di ciascun cittadino per poter concretamente ottenere una sentenza di fatto eseguibile. Tale facoltà viene inoltre attribuita solo alle associazioni di consumatori riconosciute, ovvero facenti parte di un elenco depositato presso il Consiglio Nazionale dei Consumatori e Utenti. Una decisione, quest ultima, che rischia di creare disparità di trattamento a seconda dell appartenenza alle diverse associazioni e che non elude il problema di un possibile controllo sulle organizzazione accreditate da parte di quegli organi che avrebbero interesse a limitare le potenzialità delle Class Action.
Serve quindi una legislazione più puntuale e generalizzata, in grado di garantire una reale tutela. I crack di colossi come Cirio e Parmalat, come anche la crisi finanziaria argentina, che hanno messo in ginocchio intere famiglie di consumatori dovrebbero servire come monito.