lunedì 7 marzo 2011
Psicologia sociale dell’utile nell’equilibrio di Nash
Articolo del Prof. Sabetta
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In qualsiasi strategia una sola risulta migliore delle altre in corrispondenza delle scelte dell’avversario, secondo il concetto di equilibrio di Nash il comportamento di ciascun agente, in risposta ai comportamenti degli altri agenti, è il migliore possibile e come tale viene confermato, in altre parole deve essere l’ottimo possibile nella compatibilità con le altrui scelte.
Naturalmente la scelta dell’agire è determinata dagli scenari possibili e questi vengono classificati in cooperativi e non – cooperativi ( natura dei giochi), per cui vi è o meno una possibile contrattazione influenzata dalla dimensione fissa o variabile dell’utile previsto; altro elemento è la dimensione temporale che può andare dall’unica azione in un determinato istante all’evoluzione temporale dell’agire in un mutare istituzionale, per tempi quindi prolungati; anche la sequenzialità dell’agire dei vari soggetti viene ad influire sulla decisione, può infatti andarsi dalla simultaneità alla successività; un ulteriore elemento è dato dall’informazione che può essere completa od incompleta, simmetrica o asimmetrica e se relativa ad azioni protratte nel tempo perfetta oppure imperfetta, a seconda della conoscenza dell’evoluzione storica dell’interagire; infine vi è la considerazione delle possibili mosse a disposizione dei singoli (strategie) con tutte le eventuali combinazioni e varianti (Cellini).
Si è osservato che l’equilibrio di Nash non sempre esiste, se esiste non è sempre unico e se unico non è obbligatoriamente Pareto – efficiente, in altri termini l’ottimo individuale non sempre coincide con l’ottimo sociale, d’altronde le istituzioni, con l’imposizione di regole di comportamento, possono essere viste come possibili modus operandi per superare inefficienza o incertezza.
Si è altresì sostenuto che una serie infinita di azioni e risposte fa si che si raggiunga un equilibrio soddisfacente, questo sebbene ciascuno agisca per un proprio vantaggio personale (Folk-Theorem), tuttavia la premessa da parte dei singoli è una adeguata e necessaria considerazione del futuro, in altre parole deve esservi una compensazione tra il breve periodo e il lungo periodo.
Centrale risulta, pertanto, il concetto di utile, quello che si intende esattamente per guadagno il quale se è fondato su un aspetto prevalentemente economico non si esaurisce tuttavia in esso, in quanto intervengono aspetti valoriali che comprendono emozioni, motivazioni e principi nei loro rapporti con l’organizzazione sociale, quali le istituzioni, e la propria proiezione nel tempo, ma è comunque nell’utile dell’istante dove diventa massima la prova della composizione della propria etica.
Vi è in altre parole una possibile marginalizzazione progressiva dell’utile economico (teoria marginalista), inteso quale esclusiva acquisizione di beni venendosi a legare ad essi gli altri aspetti dell’essere, si che estremamente arduo diventa l’esatta individuazione della posta e quindi dell’equilibrio di Nash nel breve periodo senza un arbitro esterno che fissi le regole, contenendo per tale via il numero delle infinite possibilità con il contestuale intervento dell’aspetto ideologico del gruppo la cui importanza non può mai essere sottaciuta.
Come ricorda Sartre solo la coscienza dello sguardo di un altro può solidificare la mia coscienza, far si che io venga garantito del mio esistere e per tale via avere un valore, tanto da fargli affermare che “colui che mi vede mi fa essere; sono come egli mi vede”, ne deriva per noi spettatori un’etica che in parte viene a variare e conformarsi alle relazioni, tanto da fare sottolineare a Laing la difficoltà di una coesione armonica delle relazioni interpersonali che non si riducano a vincoli ciechi o non implodano, mentre le regole tendono ad essere sottoposte a continue differenziazioni che le invalidano nelle contraddizioni (Bateson).
I fattori ambientali, il coinvolgimento personale e gli stati affettivi influenzano fortemente il pensiero logico, i giudizi sociali e le decisioni, la cognizione diventa una ricostruzione della realtà alla luce dell’esperienza precedente, del contesto sociale e dei propri bisogni, tanto che un gruppo sociale per essere tale deve venire a condividere esperienze e processi cognitivi.
Le rappresentazioni sociali aiutano l’individuo ad attribuire un significato al mondo, ma anche a comunicarlo, esse creano ancoraggi alle nuove esigenze e le oggettivizzano rendendole visibili, noi quindi utilizziamo gli schemi per dare un senso a ciò che percepiamo graduandolo attraverso l’etica contestualizzata in una scala di valori, il già acquisito condiziona e orienta il nuovo (Bartlett).
Bibliografia
• R. Cellini, Politica economica, Mc Graw – Hill, 2004;
• J. Nash, Non-cooperative Games, Annales of Mathematics, vol. 54, 1951;
• J. P. Sartre, L’essere e il nulla, Mondadori, 1965;
• J. P. Sartre, Il rinvio, Mondadori 1973;
• R. D. Laing, Nodi, Einaudi 1974;
• R. Bodei, La filosofia del novecento, Donzelli, Ed. 2006.