giovedì 24 febbraio 2011
Esternalità
I costi nel giuridico
“ Nulla si crede che rimarrà per sempre, niente sembra essere insostituibile. Tutto nasce con un marchio di morte imminente ed emerge dalla catena di montaggio con la data di scadenza stampata o presunta” (Bauman, L´ etica in un mondo di consumatori, Laterza 2010 )
Prof. Sergio Sabetta
L´esternalità è l´effetto che il comportamento di un´agente esercita direttamente sul risultato di un altro agente, dando luogo o a economie positive esterne o a diseconomie negative esterne, questo tanto in attività di consumo che in attività di produzione senza alcun corrispettivo, in altre parole non si crea il mercato nel quale possa esservi un apprezzamento monetario delle esternalità stesse. La presenza di esternalità può essere una causa di fallimento del mercato, per la differenza tra le valutazioni individuali e quelle sociali a seguito della non coincidenza tra ottimo individuale e ottimo sociale.
Se noi consideriamo la giustizia quale un servizio fornito alla comunità per regolare i rapporti economico-sociali tra i singoli membri, dobbiamo senz´altro riconoscere che vi sono esternalità che vengono a caricarsi sul mercato della giustizia, scaricando su di esso i singoli costi.
Il “neo-istituzionalismo”, nel seguire ed analizzare il fitto intreccio di fatti istituzionali che determinano l´equilibrio economico, segue due approcci : l´uno evoluzionista e l´altro contrattualista, nel primo il risultato dell´ordine economico e istituzionale non è la conseguenza di un progetto consapevole, bensì il semplice risultato, quale sommarsi casuale dell´azione umana, nella seconda ipotesi l´approccio è su una pianificazione cosciente fondata su criteri di razionalità individuale. Appare forse più convincente un sistema che riconoscendo le capacità pianificatorie di alcuni, non neghi la casualità delle scelte di molti per asimmetria informativa, d´altronde l´imprevisto è sempre in agguato.
I costi che vengono trasferiti sulla giustizia non sono solo costi derivanti da calcoli di un utile economico, ma anche costi derivanti da situazioni personali, da visioni dei rapporti umani ed economici che vengono caricati sulla collettività, emerge da una parte il permettere l´accesso al servizio dall´altra di frenare l´uso improprio con accumulo di costi per esternalità.
Già Pigou osservava la necessità di correggere comportamenti eccessivamente individualisti introducendo dei pagamenti che riducessero l´utile derivante da tali condotte, momenti di riflessione, una valutazione che tuttavia comporta la suddivisione dell´area per campi omogenei, si tratta infatti di internalizzare nella valutazione individuale gli effetti esterni della propria condotta.
Secondo tale impostazione l´aumentare dovuto deve essere pari al costo marginale arrecato agli altri individui, in modo da indurre il singolo ad un comportamento che replichi esattamente l´ottimo sociale; se nei termini di giustizia una tale valutazione non può essere imposta in toto proprio per la tipologia del mercato, non può tuttavia negarsi la necessità di imporre una soglia in determinati settori che replichi proporzionalmente i costi sociali della struttura a cui ci si rivolge, scoraggiandone un uso strumentale prorogato nel tempo.
Né appare qui percorribile l´ipotesi proposta da Coase di replicare il meccanismo di mercato in cui gli agenti possano scambiarsi gli effetti esterni, superando in tal modo l´assenza del mercato, altrimenti in questa stanza di compensazione che sono i procedimenti prevarrebbe esclusivamente il peso economico già attualmente con forte presenza.
Le esternalità sono individuabili anche nei costi indotti dai comportamenti sociali dovuti a problemi relazionali accentuati dagli attuali sistemi di comunicazione, questo ancor più nelle comunità costrette quali possono essere gli ambienti di lavoro, i condomini e le famiglie dove il sistema legale, non solo definisce le regole, ma diventa soprattutto bacino di raccolta e razionalizzazione delle tensioni comunitarie, in queste ipotesi vi è un raffronto fra i costi economici provocati da tali condotte e i costi e l´efficacia di strutture alternative in grado di incidere sul fenomeno.
L´esternalità con i suoi costi può essere codificata e, quindi, socialmente accettata o imposta nelle percentuali che si ritiene opportuno, entra pertanto a fare parte dell´elemento ideologico che la scuola della political economy riconosce nelle scelte pubbliche, anche se deve raffrontarsi con gli equilibri del bilancio pubblico.
Deve ricordarsi che vi è l´impossibilità della costruzione di una funzione di scelta sociale che soddisfi simultaneamente i sei assiomi di : Completezza, Transatività, Rispondenza al principio di Pareto, Indipendenza delle alternatività irrilevanti, Non – dittatorialità, Dominio universale ( Arrow), si che nel non potere aggregare le preferenze individuali, come dimostrato nella “Nuova economia del benessere”, la decisione risulta un semplice bilanciamento tra le necessità di Budget e la visione ideologica, in cui intervengono gli interessi organizzati in gruppi di pressione.
In linea di massima si può affermare che a partire dai budget, quale valutazione primaria del valore delle finalità, si può definire un equilibrio sulla tassazione dell´esternalità dei costi, raffrontando le esternalità che si verificano sui vari servizi pubblici, nella quale intervengono sia la causalità che la casualità nel prevalere dell´ordine dei valori; si creano in altri termini “bacini di attrazione” dei necessari, ma imprevedibili, passaggi del sistema dinamico.
Bibliografia
• R. Coase, Impresa, mercato e diritto, Il Mulino 1995;
• R. Cipollini, Politica economica, Mc Graw – Hill 2004;
• A.C. Pigou, The economics of Welfare, Mc Millan, U.K. 1920;
• Petretto, Corso di politica economica, Il Mulino 1993.