mercoledì 9 giugno 2010
L’indicatore della speculazione
“Keplero e Tycho Brahe vedevano la medesima cosa quando osservavano il sorgere del Sole ?” ( Hancor, I modelli della scoperta scientifica, Feltrinelli 1978 )
Prof. Sergio Sabetta
La speculazione non ha di per se stessa in economia quell’aspetto negativo che la pubblicistica le ha conferito, essa tende ad allineare i prezzi attuali a quelli futuri corretti da costi temporali come conseguenza di una ottimizzazione delle previsioni derivanti da corrette informazioni; la negatività, che si configura talvolta anche in termini penali, deriva piuttosto dalla diffusione di informazioni artefatte e manipolate come dallo sfruttamento temporale dei ritardi informativi voluti, la stessa speculazione derivante per via imitativa che funge da moltiplicatore in realtà la si può definire piuttosto come un evidenziatore della necessità di correzione del flusso economico e tale può essere definita anche nel caso estremo della bolla speculativa.
L’omeostasi, come condizione interna di equilibrio, è parte di un ciclo economico in continuo divenire, sottoposto a sempre possibili effetti cumulativi che mediante cicli auto-catalitici portano all’esplosione del sistema, ma questi possono leggersi anche come segnali di disfunzioni che rilevati impongono correzioni, elemento utile alla sorveglianza e quindi al funzionamento del sistema stesso; rilevante risulta pertanto essere il monitoraggio continuo e la sua sensibilità nonché l’indipendenza di giudizio dell’organizzazione che lo presiede oltre ad una pluralità, in quanto fondamentale è la reazione correttiva e gli strumenti effettivamente posseduti.
Lo stesso può dirsi per i sistemi giuridici, anch’essi risultano essere in una omeostasi precaria e sottoposti a pressioni speculative in termini di strumentalizzazione del sistema, ossia di un uso dello stesso per fini diversi sfruttandone anche le inefficienze strutturali.
L’attenzione non va quindi agganciata alla distorsione in termini esclusivamente di riprovazione etica, ma bensì anche in termini positivi di evidenziazione delle debolezze del sistema, quello che necessita è la presenza nel sistema stesso del continuo monitoraggio degli effetti delle leggi emanate non tanto singolarmente quanto in termini insiemistici.
La necessità del continuo monitoraggio è non tanto e solo in termini statistici bensì quale ciclo qualitativo di Deming, infatti la valutazione dei risultati e degli effetti rispetto alla programmazione iniziale non può risolversi in termini esclusivamente quantitativi dovendo intervenire la valutazione qualitativa dei dati, circostanza che impone una visibilità degli obiettivi normativi posti.
Si manifesta quindi una valutazione critica che non può risolversi in una pura misurazione aziendalistica anche se questa ne costituisce la base, in quanto il fine etico non può essere mai del tutto estraneo quando ci riferiamo alla giustizia, circostanza che ci impone il superamento di una pura contabilità numerica per la valutazione della qualità della prestazione frutto di un miglioramento continuo, in cui la rendicontazione non è autoreferenziale ma premessa per una riflessione sui rapporti instaurati sia come tecnica che etica.