venerdì 18 dicembre 2009
Cittadinanza ed identità culturali
Articolo del Prof. Sergio Sabetta
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Le differenze tra gruppi sono individuate da Nadel nella selezione delle differenze culturali che viene fatta al fine di circoscrivere i vari gruppi operando le necessarie separazioni, l’osservazione disvela che la costituzione dei gruppi etnici non è tanto su aspetti razziali e segni esterni quanto su differenze culturali selezionate ( Barth), le quali hanno tuttavia necessità di elementi oggettivi esterni ben visibili e individuabili dai singoli.
La propria storia viene quindi rivissuta e mitizzata nella creazione identitaria, l’invenzione della tradizione risulta quale nuovo intreccio tra la visione moderna e gli eventi del passato al fine di fornire una base ideologica e simbolica alla comunità e al suo modello di gestione ( Hobsbawm-Ranger), in una posizione relazionale con le alterità identitarie, questo processo viene a perdere nella modernità parte della sua territorialità la quale, tuttavia, riacquista valore in termini di proposta economica quale localizzazione vantaggiosa di insediamenti e attività.
L’invenzione delle tradizioni europee che Hobsbawm fa risalire in gran parte al XIX secolo, rientra in un’epoca di grandi trasformazioni tecniche e politiche con il nascere del colonialismo quale trasformazione del potere commerciale marittimo fondato su una catena di empori in potere direttamente territoriale con la penetrazione e il controllo militare ed economico dei sistemi politici asiatici ed africani. Questa circostanza, come fa osservare Panikkar, si consolidò in termini ideologici in una dottrina razziale di superiorità fondata sulla manipolazione di elementi scientifici evoluzionistici.
Il differenzialismo culturale, nato quale risposta all’impraticabilità del razzismo, se rivendica il diritto di una comunità radica sul territorio alle proprie tradizioni in opposizione alla perdita di identità per una progressiva omologazione (Taguieff), assumendo di fatto una funzione etnico culturale di difesa del territorio sostitutiva del sistema gerarchico razzista, esprime anche una necessità profonda di appartenenza, di formazione del sé in rapporto agli altri, di ordine quale elemento di sicurezza necessaria ad un convivere regolato da reciproci e riconosciuti diritti e doveri, che si contrappone all’egualitarismo economico indifferenziato del globalismo.
Le identità culturali risultano più marcate attraverso lo sguardo di chi non ne fa parte e vengono meglio definite mediante i simboli nati da relazioni conflittuali simboliche, tuttavia se può nascere un cosiddetto fondamentalismo culturale (Stolcke) per cui i diritti elementari di cittadinanza si acquisiscono esclusivamente sulla condivisione della cultura della comunità nazionale ridefinita identitariamente mediante una rilettura storica e simbolica, non può negarsi che l’evoluzione sociale ha bisogno di tempi che non sempre corrispondono ai tempi economici e l’uso strumentalmente politico delle paure, non può a sua volta sottacere le paure sociali ed economiche delle fasce più deboli sottoposte ad accresciute tensioni competitive.
L’espansione economica e sociale risiede, quindi in un ondeggiare tra i due estremi della totale chiusura e della totale apertura, dello jus sanguinis e dello jus soli, della difficoltà di fatto sia di una assimilazione etno-culturale che di un puro pluralismo civico.
Il riconoscimento reciproco e l’equilibrio funzionale fra culture diverse non è un processo indolore e comporta l’assimilazione reciproca di elementi, è tuttavia opportuno comunicare e trasmettere l’importanza di alcuni valori civici quale collante sociale, valore e diritti della persona che hanno comportato sforzi intellettuali e notevoli costi umani, conditi da tragici errori, esigenze proprie dell’uomo di cui esserne coscienti.
La netta separazione tra sfera privata e pubblica con le politiche del riconoscimento è una prima risposta al problema fondata sulla neutralità dello Stato, non è tuttavia sufficiente mancando l’elemento necessario del minimo comun denominatore di un reciproco riconoscimento dei valori su cui è fondata la convivenza civica della comunità se si vuole evitare future tensioni, la concessione pura e semplice della cittadinanza senza la permeabilizzazione delle barriere culturali e del vissuto quotidiano è solo un modo per riproporre in altri tempi future tensioni.
Bibliografia
• U. Fabietti, L’identità etnica:storia e critica di un concetto equivoco, Carocci 1998;
• E. Hobsbawm – T. Ranger, L’invenzione della tradizione, Einaudi 1987;
• K. M. Panikkar, Storia della dominazione europea in Asia, Einaudi 1958;
• P. Taguieff, La forza del pregiudizio. Saggio sul razzismo e sull’antirazzismo, Il Mulino 1994.