giovedì 12 febbraio 2009
Burocrazia ed etica della circolazione inflattiva
Articolo del Prof. Sergio Sabetta
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“Lentamente muore chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce”
( Pablo Neruda da Lentamente muore)
Finora si è vista la burocrazia come un freno all’economia, in altre parole un ostacolo all’utilizzo delle risorse nella produzione, un ulteriore passaggio più recente è stata la sua visione in termini positivi come produttrice e non solo dissipatrice di risorse, qualcosa che partecipa al PIL in termini costruttivi e non solo dissipativi, questa visione si è espressa nel recente Piano Industriale varato dal governo.
Tuttavia la burocrazia possiede un’ulteriore caratteristica propria del mercato finanziario, è un costo di transizione e come tale assume una funzione bivalente, negativa nel preciso momento in cui si deve accelerare la transazione di moneta, positiva nel preciso momento nel quale deve frenare il surriscaldamento finanziario, aumenta i costi di transazione dando un costo effettivo al denaro che risulterebbe altrimenti troppo facilmente disponibile senza collegamenti con l’economia reale.
La teoria delle aspettative suppone che in situazioni di incertezza il rendimento corrente viene espresso dai tassi a breve attesi, in questo rientrano anche i costi di transizione, vi sono quindi funzioni differenti per la burocrazia sebbene la matrice sia identica.
Il denaro ai fini etici deve avere un costo, per basso che sia, quale espressione del valore lavorativo del singolo, ricompensa del risparmio quale privazione presente per un futuro maggiore investimento a lungo termine.
La trappola della liquidità per cui l’autorità monetaria si trova nell’impossibilità di effettuare un ulteriore riduzione dei saggi di interesse, al fine di stimolare la domanda con un aumento della liquidità, non è altro che una trappola etica del valore del denaro, ossia della moneta come indicatore di accumulo per investimenti a lungo termine, in altre parole è una visione dell’immediato con una rinuncia al futuro.
Viene meno l’etica del sacrificio non solo per sé ma anche per una qualsiasi comunità, in quanto cessa la remunerazione del risparmio a favore di un indebitamento da proiettarsi nel futuro, un consumo immediato da scaricare su terzi, sostanzialmente un gioco d’azzardo nei rapporti umani, l’inflazione che ne potrebbe derivare non è altro che una inflazione etica con perdita di fiducia nella comunità di cui la moneta ne è espressione, come vari periodi storici insegnano, basti pensare alla svalutazione della moneta durante la decadenza dell’impero romano, alla rivoluzione dei prezzi nell’impero spagnolo, al periodo del direttorio nella Rivoluzione Francese o alla Repubblica di Weimar.
La stessa ipotesi della neutralità nel lungo periodo della moneta nella crescita economica a fronte degli avanzamenti tecnologici e degli altri fattori produttivi, non può eliminare la funzione etica della stessa quale mezzo di valorizzazione del lavoro.
Bibliografia
• F. Modigliani, Reddito, interesse, inflazione. Scritti scientifici raccolti da T. e F. Padoa - Schioppa, Einaudi, 1987.