lavoroprevidenza

mercoledì 19 novembre 2008

La liberalizzazione dei servizi come possibile perdita dei diritti urbani

Articolo del Prof. Sergio Sabetta


La liberalizzazione dei servizi pubblici locali attraverso le gare presentano dei pericoli nella loro attuazione che Locatelli in un articolo sul “Sole 24 Ore” di domenica 22.06.08, n. 170 – 27 “Servizi locali, attenzione ai trucchi dei monopoli” ha ricordato, facendo presente che i servizi pubblici operano in regime di monopolio naturale in cui la gara permette di scegliere solo il gestore in rapporto alla qualità/prezzo ma non crea una pluralità necessaria alla concorrenza.
Al fine di evitare sorprese da parte dei monopolisti naturali si richiama il vademecum elaborato da Heimler:

1. escludere l’aggiudicazione basata sulla tariffa minima o sul minimo sussidio a cui fornire il servizio perché si rischiano continue rinegoziazioni;
2. valutare gli eventuali reclami nel corso dell’esercizio come penalità, mentre gli elementi premianti sono dati dai comportamenti virtuosi;
3. stabilire sanzioni efficaci nel caso di mancato rispetto dei contratti;
4. separare l’infrastruttura di rete dalla gestione dei servizi solo se vi è l’effettiva possibilità di sviluppare una reale concorrenza;
5. lasciare ampia libertà di organizzazione dell’impresa al gestore, dobbiamo considerare che nella produzione di servizi il processo si spezza in mille rivoli, occorrono pertanto continui processi di reingegnerizzazione tastando sul campo le soluzioni trovate (Masera).

Tuttavia in questa ricerca di efficienza favorita dalla globalizzazione occorre evitare la distruzione dei diritti urbani acquisiti tra il XIX e il XX secolo con lunghe lotte sociali, infatti le municipalizzazioni erano avvenute proprio al fine di razionalizzare i servizi all’intero abitato estendendoli alle classi più disagiate non interessanti dal punto di vista degli utili societari.
Lo spostamento di risorse dagli investimenti nei servizi urbani alla modernizzazione delle infrastrutture non può avvenire a scapito della riduzione della copertura dei servizi stessi, passando da un concetto di uguaglianza di diritti ad uno di equità si che i “servizi pubblici” si trasformano in “servizi comuni di interesse generale” come osservato da Osmont.
Non può esservi quindi un disimpegno del pubblico mediante la deregolazione o un puro tecnicismo sulla governance, prendendo a pretesto gli eccessi della politica per abbandonare il terreno ad una lottizzazione privata dei servizi.
Se alcuni autori sostengono la necessità della riduzione dell’azionista pubblico mediante privatizzazione dell’impresa (Savas), al fine di evitare distorsioni politiche nella conduzione dell’impresa tali da comprometterne la sopravvivenza in termini di efficienza sia per la liberalizzazione del mercato che per la riduzione delle risorse pubbliche disponibili, altri autori secondo un filone più recente si concentrano sulla revisione dei sistemi di corporate governance delle public utilities (Kim, Prescott).
Secondo quest’ultimo indirizzo vi è la necessità di ampliare l’autonomia del management mediante l’allontanamento degli azionisti proprietari dal potere decisionale sulla gestione, questo può avvenire con l’allungamento della catena di comando di cui l’istituzione del ruolo dell’amministratore delegato o del presidente con deleghe operative può essere una soluzione, se poi le due funzioni venissero riunite si avrà un rafforzamento del potere decisionale del management nei confronti della proprietà (Donaldson).
L’autonomia della società al fine di renderla più efficiente può risultare, con tutti i limiti delle interferenze politiche, una alternativa alla pura privatizzazione in regime di monopolio naturale con il pericolo che il perseguire la sola efficienza porti alla perdita dei diritti urbani negli strati della popolazione più bisognosi, facendo perdere la funzione sociale che alcuni servizi possiedono per loro natura.

Bibliografia


• F. Masera, Manager delle banche per migliorare la P.A., il Sole 24 Ore – 28/06/08, n. 177;
• A. Osmont, La città del neoliberalismo, Aitek, Parigi, 2006;
• Di Cristofoli – G. Salotti, Proprietà e corporate Governance delle public utilities, E. & M., 75-92, Etas, 4/2007;



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