venerdì 11 luglio 2008
LO SCORRERE DEL TEMPO NEL LAVORO
Con grande piacere, anche questa settimana, come di consueto, pubblichiamo un altro degli interessanti contributi dottrinali del Prof. Sergio Sabetta - Collaboratore della Redazione di LavoroPrevidenza e Coordinatore della Sezione Management di questa rivista telematica.
Queste righe trattano di qualcosa che ci riguarda tutti ma di cui non ne abbiamo una chiara coscienza, se non come un diffuso benessere o un impalpabile malessere e affaticamento.
Esiste un tempo fisico oggettivamente misurabile del movimento, riducibile all’ordine causale (Kant) oppure ad un ordine meccanico delle successioni proprio della fisica newtoniana, ma accanto a questo vi è un tempo soggettivo puramente intuito ed è a questo che ci rifacciamo nel nostro vivere quotidiano, anche se l’economia produttiva e la tecnologia tendono a ridurci alla semplice misurabilità del tempo.
Il tempo vissuto, la durata della conoscenza è per Bergson una corrente fluida, in cui è impossibile distinguere fra i vari stati perché ogni momento di essa trapassa nel successivo con una continuità interrotta. Come afferma S. Agostino non ci sono tre tempi ma soltanto tre presenti, il presente del passato, del presente e del futuro, esso non è altro che una intuizione del movimento o “divenire intuito” come pura autocoscienza ( Hegel ).
Il tempo può tuttavia essere visto anche in termini di possibilità o progettazione, quale addivenire ossia ad-venire ( Heidegger).
Quanto finora detto pone il problema dello scorrere del tempo nel lavoro al riguardo vi è un interessante articolo sul senso del tempo di Wallish in “Mente & Cervello” che , nel riflettere sull’ argomento, richiama indirettamente il legame esistente tra tempo lavorativo e sensazioni vissute dal singolo nell’organizzazione lavorativa.
Sebbene vi siano degli orologi biologici la nostra coscienza non è in grado di leggerli influenzata da fattori diversi, quali le condizioni fisiche di per sé e in rapporto all’ambiente.
L’esperienza soggettiva del tempo nasce da un gioco reciproco di attenzione e di memoria in cui è cruciale la quantità e variabilità di ricordi ammassati, il tempo soggettivo varia di durata per l’assenza o meno di stimoli, ma anche la presenza di stimoli negativi allunga la percezione del tempo, crea uno stato di malessere e stress, spingendo ad allontanarsi, a cercare nuove possibilità, mentre lo scorrere rapido del tempo in un posto piacevole ci induce a soggiornare e impegnarci nell’attività in corso.
Tutto questo in termini lavorativi fa sì che la presenza di forti stress ed altri fattori negativi, quali tensioni relazionali e mobbing, portano a valutare in forma dilatata la permanenza sul posto di lavoro, con una ulteriore fatica psichica e la necessità di allontanarsi o in alternativa un senso di depressione facilmente comunicabile nell’organizzazione.
Anche l’assenza di stimoli, il ripetersi degli atti porta ad un dilatare del concetto del tempo, all’idea di un protrarsi della permanenza sul posto e alla conseguente necessità di estraniarsi, se non fisicamente di allontanarsi, l’impossibilità porta ad un ulteriore affaticamento psichico.
Il tempo elastico se in natura ha dei vantaggi nella ricerca del cibo e quindi nella sopravvivenza della specie, in ambienti costretti quali quelli lavorativi può costituire al contrario un elemento di scadimento della produzione, soprattutto in termini qualitativi ossia dove è necessaria maggiore attenzione e stimolo, mentre in termini quantitativi, quali produzioni ripetitive, si trasforma in una componente dell’aumento di rischio di incidenti o imperfezioni nel lavoro, se non di assenteismo dal lavoro.
Il trascorre soggettivo del tempo è un elemento di valutazione dell’affaticamento psichico dell’uomo, che può essere controbilanciato o da misure costrittive, con scadimento della qualità, o alternativamente dalla creazione di corretti stimoli relazionali e collaborativi oltre che dal miglioramento fisico dell’ ambiente di lavoro.
E’ questo a cui dovrebbero puntare i vari codici etici, corsi di formazione e interventi normativi sulla prevenzione e protezione sul lavoro.
Nota
• N. Abbagnano, Storia della filosofia, UTET, 1974.
• P. Wallish, Quello strano senso del tempo, in “Mente & Cervello”, 68-73, 41, VI, 5/2008.