venerdì 4 luglio 2008
LE PARI OPPORTUNITÀ IN EUROPA
ARTICOLO della Dott.ssa Alessandra Filoni
Già nel Trattato di Roma del 1957 di istituzione della Comunità Europea viene sancita l´uguaglianza tra uomini e donne come principio fondamentale dell´Unione europea.
Difatti, nel trattato CE troviamo che le pari opportunità, la non discriminazione e la parità di trattamento tra uomini e donne sono principi fondamentali di cui tutte le politiche dell´Unione europea debbono tenere conto:
- l´articolo 2 che stabilisce che la parità tra uomini e donne è uno dei compiti fondamentali della Comunità.
- l´articolo 3, paragrafo 2, del trattato CE stabilisce che la Comunità mira ad eliminare le ineguaglianze e a promuovere la parità tra uomini e donne in tutte le sue attività, garantendo in tal modo l´integrazione della dimensione dell´uguaglianza tra uomini e donne in tutte le politiche della Comunità.
- l´articolo 141 ove è iscritto il principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e impiego.
A partire dagli inizi degli anni ´80 l´Unione Europea mette in atto una serie di programmi d´azione per le pari opportunità.: negli anni 1982-1985, 1986-1990, 1991-1995 troviamo, infatti, i primi tre programmi d´azione comunitaria per la parità di opportunità per donne e uomini
Inoltre, al fine di contrastare le discriminazioni basate sul sesso, l´Unione Europea ha disposto azioni mirate ad assicurare l´eguaglianza – nell’occupazione, nella formazione, delle condizioni di lavoro e nella previdenza sociale - consentendo anche l´adozione di discriminazioni positive, ovvero l’adozione di misure che danno alla donne la priorità rispetto agli uomini.
Le azioni positive divengono, difatti, un´elaborazione giuridica e un orientamento europeo in materia di lavoro mediante la Raccomandazione del Consiglio della Comunità europea del 13 dicembre 1984 sulla “promozione di azioni positive a favore delle donne” (84/635/CEE)
Attraverso tale Raccomandazione le "azioni positive" diventano lo strumento operativo della politica europea per promuovere la partecipazione delle donne a tutti i livelli e settori dell´attività lavorativa.
In effetti, sono considerate anche "discriminazioni positive" che, attraverso il rafforzamento della presenza delle donne, accelerano il processo di instaurazione di fatto dell´uguaglianza e combattono le forme di discriminazione dirette e indirette nei confronti delle lavoratrici.
Nel 1992 il Trattato di Maastricht regolamenta le pari opportunità nel mercato del lavoro e nel trattamento dei lavoratori, stabilendo dei requisiti minimi e lasciando poi agli Stati membri il potere di adottare misure complementari positive nei confronti delle donne.
In seguito a Pechino nel 1995 con la Quarta Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, l´Unione Europea viene approvata la prospettiva del mainstreaming nella dimensione di genere.
Con Mainstreaming s’intende dall’inglese “entrare nella corrente principale”, ovvero si stabilisce che il principio delle pari opportunità venga ad essere integrato in tutte le politiche e azioni comunitarie e che tutte le decisioni debbano essere valutate anche nel loro impatto differenziato sulla vita delle donne e degli uomini.
I cardini della strategia del mainstreaming di genere sono indicati nella Comunicazione numero 67 della Commissione, del 21 febbraio 1996, "Integrare la parità di opportunità tra le donne e gli uomini nel complesso delle politiche e azioni comunitarie", la prima a definire una programmazione relativa ai settori chiave per ristabilire parità di condizioni, tenendo in giusta considerazione le situazioni e le esigenze delle donne e degli uomini:
occupazione e mercato del lavoro, per garantire sia la parità di accesso sia la conciliazione tra vita familiare e professionale;
piccola impresa e impresa familiare, con azioni a favore delle donne nelle PMI, attraverso un miglioramento della flessibilità del lavoro e della qualificazione professionale, dell’accesso agevolato al credito
diritti delle persone, come sicurezza e tutela dalle violenze; cooperazione allo sviluppo; ricerca e scienza; informazione.
istruzione e formazione: l´insieme delle azioni comunitarie in materia di istruzione, formazione o gioventù mira a inserire le pari opportunità come obiettivo specifico o come priorità addizionale
ricerca e scienze: rafforzata dalla comunicazione della Commissione del 1999 relativa a donne e le scienze.
Il Quarto programma d´azione per la parità delle opportunità (1996-2000) viene poi basato sul principio del mainstreaming nelle politiche pubbliche europee che sarà poi applicato nella programmazione dei fondi strutturali europei.
Nel 1999 gli articoli 2 e 3 del Trattato di Amsterdam rafforzano la base giuridica della parità tra uomini e donne, stabilendo che l´Unione europea ha tra i propri principi l´eliminazione delle inuguaglianze e la promozione della parità.
Contemporaneamente per il mondo del lavoro - nel riscontrare il permanere di bassissimi tassi di occupazione, soprattutto nelle aree dell’Obiettivo 1 e nella componente femminile della forza lavoro - con la Strategia Europea per l’Occupazione (SEO) viene lanciato il concetto /obiettivo di “Occupabilità femminile” (che si tradurrà più tardi nel 2000 nell´obiettivo di occupazione femminile fissato dal Consiglio Europeo di Lisbona, ovvero il 60% nel 2010).
Ovvero, si è ritenuto necessario sollecitare gli Stati membri ad un impegno, a tutto campo, per rimuovere gli ostacoli oggettivi e soggettivi e costruire le condizioni più favorevoli per migliorare i livelli occupazionali, ma anche per ridurre le discriminazioni di genere e di ogni genere.
In seguito, nella carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea, proclamata a Nizza nel 2000, gli stessi compiti vengono esplicitati ed ampliati: agli articoli 21 e 23, vieta ogni discriminazione fondata sul sesso e dispone che la parità tra gli uomini e le donne deve essere assicurata in tutti i campi.
Con la Strategia Quadro Comunitaria per l´uguaglianza tra uomini e donne 2001-2005 viene perseguito l´obiettivo della parità tra i sessi in tutte le politiche che abbiano un impatto diretto o indiretto sulla vita di donne ed uomini.
Tale strategia è basata su di un duplice approccio: rendere esecutivo e consolidare l’integrazione delle politiche comunitarie in una visione di genere, ovvero incoraggiare azioni specifiche a favore delle donne, per eliminare le disparità che ancora persistono.
Il Quinto programma d´azione 2001-2005 è finalizzato ad inserire l’obiettivo della parità tra i sessi in tutte le politiche che esercitano un impatto diretto e indiretto in ambito civile, sociale, culturale ed economico con strategie precise nei seguenti 5 settori d’intervento:
• vita economica: inserire la dimensione delle pari opportunità nella strategia europea dell’occupazione e incentivare l’uso di fondi strutturali a favore della parità;
• partecipazione e rappresentanza: migliorare l’equilibrio tra uomini e donne nel processo decisionale politico, economico e sociale; migliorare l’equilibrio tra i sessi nella Commissione Europea;
• diritti sociali: migliorare la conoscenza e monitorare la legislazione comunitaria; controllare l’inserimento della dimensione delle pari opportunità nelle attività comunitarie che hanno impatto sulla vita quotidiana delle persone;
• vita civile: promuovere i diritti delle donne come diritti umani, combattere la tratta delle persone ai fini di sfruttamento sessuale;
• evoluzione dei ruoli e superamento degli stereotipi: richiamare l’attenzione sulla tematica uomo-donna, superare gli stereotipi legati al genere.
Per descrivere i progressi registrati dall´Unione europea, dall’anno 2000 in poi vengono presentate dalla Commissione al Consiglio Europeo le Relazioni annuali sulla parità che riportano lo stato di avanzamento della strategia comunitaria al Parlamento, al Comitato Economico e Sociale Europeo ed al Comitato delle Regioni.
Attraverso l´adozione, rispettivamente, del patto europeo per la parità di genere al Consiglio europeo del marzo 2006 e della tabella di marcia (2007-2013) per la parità tra donne e uomini, gli Stati membri e la Commissione europea si sono impegnati ad attuare politiche e misure in materia di parità di genere a livello europeo e a livello nazionale.
Il Patto approvato dal Consiglio Europeo il 24 marzo 2006 individua tre macro-settori di intervento:
• colmare i divari di genere e combattere gli stereotipi di genere nel mercato del lavoro;
• promuovere un migliore equilibrio tra vita professionale e familiare per tutti;
• rafforzare la governance tramite l´integrazione di genere e il monitoraggio statistico e qualitativo dei dati di genere.
Il documento noto come Road Map o Tabella di marcia definisce un percorso strategico per il periodo 2007-2013 per contrastare le disparità ancora esistenti in tutti i settori della vita civile, individuandone ragioni specifiche quali l´assenza di condizioni flessibili di lavoro e servizi di cura, la persistenza di stereotipi di genere e l´ineguale divisione delle responsabilità familiari.
Attualmente sei sono i settori di intervento individuati prioritari per le politiche di genere:
• uguale indipendenza economica tra uomini e donne: aumentare l´impegno per il raggiungimento dell´obiettivo di occupazione femminile fissato dal Consiglio Europeo di Lisbona nel 2000 (ovvero il 60% nel 2010), per la riduzione del gap salariale e della segregazione professionale tra uomini e donne, per l´accesso delle lavoratrici e delle imprenditrici ai finanziamenti e alla formazione, per una tutela previdenziale e sanitaria adeguata;
• conciliazione tra vita lavorativa e vita privata: condizioni e orari di lavoro più flessibili, migliori servizi di cura, maggiore responsabilizzazione dei maschi nella vita familiare;
• promuovere l´uguale partecipazione di uomini e donne nei luoghi decisionali e nelle funzioni dirigenziali soprattutto negli apparti pubblici e nella ricerca;
• combattere la violenza basata su ragioni di genere e la tratta di esseri umani;
• eliminare gli stereotipi di genere presenti nella società, a partire dall´educazione e dalla cultura;
• promuovere l´uguaglianza di genere al di fuori dell´Unione Europea, applicando negli accordi di cooperazione e richiedendo ai paesi terzi di attuare i principi riconosciuti dagli organismi internazionali.
Nel quadro della stessa Road Map si colloca anche il progetto di creazione di un Istituto Europeo di Genere - operativo entro il 2008 - per il coordinamento di una Rete europea per lo scambio di informazioni e sensibilizzare i cittadini, ma anche per diffondere buone prassi e fornire consulenze a enti pubblici e privati nonché raccomandazioni alle istituzioni europee.
Non si dimentichi nel 2007 la celebrazione dell´ Anno Europeo delle Pari Opportunità per tutti, con l´intento di sensibilizzare la società sulle discriminazioni e sul valore positivo della diversità,
Ma la realizzazione della strategia indicata nella Road Map coincide con un momento davvero importante: il nuovo ciclo finanziario della programmazione dei fondi strutturali Europei inizia nel 2007, il primo dopo l´allargamento che ha portato il numero dei paesi membri da 15 a 27.
I nuovi Fondi Strutturali per il periodo 2007-2013 rafforzano e ampliano il principio del mainstreaming in tutte le fasi di programmazione, attuazione e valutazione delle attività.
Infine, Progress (2007-2013) il nuovo programma comunitario per l´occupazione e la solidarietà sociale sostiene l´applicazione effettiva del principio della non discriminazione e ne promuove l´integrazione in tutte le politiche comunitarie migliorando la comprensione del fenomeno, sostenendo l´applicazione della legislazione, sensibilizzando e sviluppando la capacità delle principali reti di livello europeo.