lavoroprevidenza

mercoledì 25 giugno 2008

L´entropia dell´etica

Anche questa settimana, come di consueto, pubblichiamo un altro degli interessanti contributi dottrinali del Prof. Sergio Sabetta - Collaboratore della Redazione di LavoroPrevidenza e Coordinatore della Sezione Management di questa rivista telematica.

Il frequente ricorre di avvenimenti relativi a casi di malagestione sia nel pubblico che nel privato, spinge ad alcune riflessioni sull’evoluzione dell’etica nei rapporti economici tra primati, specchio del nostro agire e degli impulsi profondi che in esso vi sono nascosti.
L’economia comportamentale basandosi sull’osservazione dei primati ha individuato nella reciprocità e nella cooperazione tendenze comuni con la specie umana, circostanza che viene a fondersi con la competizione.
Se la cooperazione comunitaria aumenta la possibilità di trarre per ognuno profitto nella lotta per la sopravvivenza, Trives ( teoria dell’altruismo reciproco ) considerando la difficoltà di mantenere un registro esatto del dare e avere nei rapporti quotidiani ha ipotizzato una distinzione tra “amici” e “non amici” nell’instaurare un rapporto di fiducia al fine di facilitare la convivenza reciprocamente utile in un gruppo.
Ne deriva una maggiore inclinazione a conservare la memoria del dare e avere con gli estranei, piuttosto che con i soggetti a noi più vicini in termini di amicizia e famigliarità, questo tuttavia non toglie la necessità di evitare lo sfruttamento o i suoi inevitabili tentativi se si vuole mantenere una cooperazione soddisfacente.
Vi è un mercato biologico secondo cui il valore delle merci e delle persone varia in rapporto alla loro quantità, consegue che falsificare il valore presunto comporta una autentica truffa si che scatta la necessità non solo di punire come esempio, quanto di espellere dal gruppo i profittatori sostituendo le relazioni con questi con relazioni quelle che offrano maggiori soddisfazioni (teoria del mercato biologico – Noe e Hammerstein).
Una azione collaborativa comporta pertanto la creazione di una aspettativa di ricompensa, la cui mancata soddisfazione crea il senso dell’ingiusto ed una forte reazione, ma per creare uno scambio collaborativo occorre capire anche le emozioni ossia lo stato emotivo dell’altro riconoscendone le intenzioni.
Si evidenzia il ruolo chiave dell’apprendimento sociale stimolato dalla cultura, in cui vi è la necessità di valutare rapidamente il contesto in cui si opera coltivando le relazioni più utili.
L’apprendimento sociale è favorito dalla vicinanza con gli individui più abili e dallo stimolo della necessità che porta all’evoluzione cognitiva, circostanza che favorisce un rapporto di scambio collaborativo all’interno del gruppo, l’onda culturale che si forma costituisce il collante per le modalità dei rapporti collaborativi interni e l’elemento base per l’intelligenza.
Tuttavia si è osservato che permane sempre il rischio di uno sfruttamento parassitario e di una possibile truffa all’interno della struttura sociale, ed ecco formarsi i gruppi amicali al fine di ridurre il peso di una registrazione quotidiana del dare e avere concentrando l’attenzione nei rapporti con gli elementi esterni.
Essendo gli individui egoisti favoriti rispetto a quelli cooperativi per il risparmio di energie che ottengono occorre controllarne l’azione attraverso strumenti sociali quali la punizione, la certezza di comportamento mediante il rispetto delle regole imposte dalla presenza di una forte leadership coesa che impedisca lo sfaldamento della rete sociale con la moltiplicazione degli episodi di aggressività.
D’altronde la complessità del controllo di un sistema aumenta con il crescere della complessità strutturale, per l’espandersi della frequenza e della velocità dei rapporti sociali, circostanza che impone una accresciuta immissione di risorse comunque superiore ai consumi ( Hubbert ).
Il conflitto egoisti/cooperatori si trasforma in un conflitto diretto tra cooperatore/truffatore e indiretto tra produttore/parassita per le risorse rare, tale conflitto, proprio per il vantaggio competitivo degli egoisti può portare al loro prevalere con un progressivo assorbimento culturale di tale comportamento da parte degli individui che compongono una popolazione. Il risultato è l’abbattimento dell’efficienza media del gruppo e la disgregazione sociale in sottogruppi.
Si tratta di una entropia dell’etica nella cultura del gruppo, operata con un effetto di feedback positivo che, senza un intervento correttivo iniziale, conduce mediante una accelerazione progressiva all’esplosione sociale.
Occorre quindi preliminarmente dimensionare il gruppo individuando quali sono i confini dello stesso riconosciuti effettivamente e non solo giuridicamente dai suoi membri, per cui vi può essere una identificazione più o meno allargata con la nazione, il clan o la famiglia.
Alcuni dei problemi emergono proprio dalla fuorvianza nel rapporto tra gruppo giuridico ed effettivo gruppo sociale di riferimento, in altre parole nella non aderenza culturale fra i due gruppi con il conseguente sfruttamento delle possibilità offerte dal gruppo astratto giuridico da parte del secondo e una volta che la cultura non cooperativa prevale all’interno della struttura giuridica, sarà gioco forza aderire ad uno dei sottogruppi per assicurarsi una parte delle risorse necessarie.



Bibliografia

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• W. Calvin, L’alba dell’intelligenza, in “Le Scienze”, 316, 12/1994.
• D. Cipollini, Punizione uguale cooperazione, in “Le Scienze”, 454, 6/2006.
• J. S. Maynard, Evolution an theory of games, Cambridge University Press, 1982.
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