martedì 17 giugno 2008
STATALI FANNULLONI: E TU COSA NE PENSI
Pubblichiamo una parte delle opinioni pervenuteci dai nostri lettori, ringraziando sin d´ora tutti coloro che hanno scritto alla nostra Redazione (info@lavoroprevidenza.com) e invitando chi non l´avesse ancora fatto a mandarci le proprie idee su questa problematica e sui rimedi che il Governo sta cercando di attuare per arginare il fenomeno!
Penso che i fanulloni debbano essere presi a calci nel didietro a prescindere che siano statali o no, ma con loro anche capoufficio o dirigenti che non controllano
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La decisione del nuovo ministro della Funzione Pubblica mi sembra ottima. Finalmente!!!!!!
SAMET SRL
Livorno
"Milva Visentin"
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Da ex (in pensione da 9 anni) posso fare un´unica considerazione ed è quella che, purtroppo, non si può negare che nel pubblico impiego si creano e sussistono situazioni che, nel privato, è impossibile vengano a determinarsi.
La pratica della spesa in orario di lavoro da parte delle signore (ma anche degli uomini), così come l´impossibilità di poter pretendere un minimo di rendimento da parte di taluni dipendenti, porta all´amara conclusione che un intervento è quanto mai necessario per invertire la tendenza.
Faccio un piccolo esempio. Nel privato il datore di lavoro valuta il tuo rendimento, prescindendo dalle tue idee politiche che, in prevalenza, non collimano con le sue.
Nel pubblico, invece, un dirigente può prenderti di mira anche solo per quel motivo, per cui puoi ritrovarti (a me è capitato) nell´impossibilità di fare carriera vedendoti passare avanti cani e porci.
Sfido chiunque pretenda di sostenere che, nel pubblico impiego, sia mai stato adottato il criterio della meritocrazia !
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Pietro Ichino con i Suoi "Nullafacenti" ha scoperto una pentola nella quale bollivano da decenni storie note e spesso sfacciatamente palesi; giustamente, ora, se ne cercano i rimedi ed a mio parere l´ottica non deve essere tanto quella della "punizione del furbo" (ci sarà sempre qualcuno che troverà il modo di salvarlo: "nessuno tocchi Lucignolo") quanto quella della protezione dei colleghi e della collettività servita.
Inoltre occorre pensare a sistemi ad effetto generalizzato che presentano certamente il rischio di coinvolgere "innocenti" ma che nel lungo periodo dovrebbero restituire equità ed equilibrio con l´emarginazione (od il recupero) dei "colpevoli"; del resto la convivenza sociale impone spessissimo sacrifici per "gli onesti" per il solo fatto che sono in circolazione "i disonesti".
Fra gli interventi di questo tipo condivido quelli sulle assenze per malattia ed altro; riterrei opportuna l´abolizione del trattamento di malattia nei primi tre giorni o quantomeno riportarlo ad una cifra minimale uguale per tutti; la cifra risparmiata dovrebbe essere accantonata e redistribuita, a fine anno, al 50% dei lavoratori che hanno sommato presenze maggiori; in secondo luogo i premi di produttività dovrebbero essere distribuiti soltanto al 50% dei lavoratori che sono risultati maggiormente presenti (considerando ogni tipo di assenza, compreso quelle di natura sindacale e politica).
Per quanto riguarda i licenziamenti e le sanzioni in genere si dovrebbe seriamente pensare alla istituzione di Collegi consultivi composti anche dai rappresentanti degli utenti dei servizi o quantomeno dell´Ufficio del Difensore civico.
Sotto altro profilo dovrebbe essere fatta una attenta politica di corretto impiego delle risorse sfoltendo gli uffici pletorici e smistando il superfluo nei settori che presentano carenze organiche (ad es. "caso Alitalia").
Più in generale, ed allo scopo di individuare e superare le sacche di maggiore sfruttamento delle tutele, nel Pubblico impiego si dovrebbe invertire l´ordine delle cose imponendo all´Aran di presentare le "piattaforme di rinnovo contrattuale" contenenti riforme innovative senza attendere "le piattaforme" sindacali" che normalmente si muovono nel senso della creazione di nuovi oneri diretti, indiretti e riflessi.
Paolo Fanfani.
Professore associato di diritto del lavoro dell´Università di Firenze (a.r.)
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Gentile e volenteroso Ministro, dott. Brunetta.
fannulloni, a parte.
Le leggi sono troppe e difficili da interpretare, quindi richiedono tempo, in questo frangente, appaiono "fannulloni, anche i più solerti impiegati".
"Il pesce inizia a puzzare dalla testa".
La colpa di tutto questo, sarebbe il "Legislatore".
Chi paga lo "scotto è il più vulnerabile".
Pensionato, analfabeta ed ultrasettantacinquenne.
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Per quanto in oggetto.
dia un occhiata alla legge 68/99, e guardi le complicazioni attinenti a ritardare l´impiego di un "disabile".
Sembra legiferata per far perdere la pazienza a qualsiasi "burocrate" e dare fiato alla ditta che per legge dovrebbe assumere la categoria, testé citata.
"Romano Cotellessa"
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Cara Redazione,
penso tout court che le leggi sui diritti e doveri degli statali esistono da decenni. Il problema principale è nel conoscerle innanzitutto e nel farle applicare. Il grado di discrezionalita´ nel pubblico impiego è elevatissimo e quindi ci sono buone garanzie e probabilita´ che si finisca per pescare il pesce sbagliato e che nelle maglie di questa vis sterminatrice di pubblico impiegato finiscano gli sprovveduti e i privi di protezione.
Da ultimo, siamo il paese dei ricorsi al TAR, chi volete si spaventi delle grida manzoniane di questo o quel ministro? Chi ha santi in paradiso non teme e per gli altri c´è la giustizia scarcera-tutti all´italiana. Per questo vedo che nessuno si preoccupa piu´ di tanto.
Cordiali saluti da un´impiegata normale
Carla Roscioli
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Penso che era finalmente ora di fare un po´ di pulizia!!!!Basta con la
gente dietro le scrivanie con i giornali di gossip e di cucina tra i
documenti che non si trovano mai Grande Silvio!!!!!!!!!
"russomando.an@tiscali.it"
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Per quanto in oggetto.
dia un occhiata alla legge 68/99, e guardi le complicazioni attinenti a ritardare l´impiego di un "disabile".
Sembra legiferata per far perdere la pazienza a qualsiasi "burocrate" e dare fiato alla ditta che per legge dovrebbe assumere a suo "piacimento", la categoria, testé citata.
"Romano Cotellessa"