mercoledì 12 marzo 2008
PARITA´ TRA DONNE E UOMINI: ECCO LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Pubblichiamo oggi il commento della dott. Roberta Caragnano alla Relazione della Commissione Europea in materia di parità donne-uomini.
La Relazione annuale sulla parità tra le donne e gli uomini del 23 gennaio 2008, realizzata in collaborazione con gli Stati membri su richiesta del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, è la prima relativa a un´Europa ormai allargata a 27 Stati membri.
L´accresciuta diversità che contraddistingue oggi l´Unione europea potrebbe porre nuove sfide alle politiche in materia di parità. Tuttavia l´allargamento ai nuovi Stati dimostra che questi condividono i valori fondamentali dell´Unione europea e sono impegnati a portarne avanti le missioni fondamentali, fra cui la realizzazione della parità tra le donne e gli uomini.
La parità tra le donne e gli uomini è un valore fondamentale dell´Unione europea e grazie all´azione congiunta della Comunità e degli Stati membri, la situazione degli uomini e delle donne in Europa è davvero cambiata in numerosi settori. Ad esempio la quota di donne che lavorano è cresciuta incessantemente, mentre il loro livello d´istruzione è oggi superiore a quello degli uomini. Rimangono però da affrontare dei nodi importanti quali il sostegno dell’aspetto qualitativo della parità.
Il motore della crescita dell´occupazione in Europa resta comunque la manodopera femminile, dal lancio della Strategia di Lisbona nel 2000 sei degli otto milioni di posti di lavoro creati nell´Unione Europea sono stati occupati dalle donne. Nel 2005 il tasso di occupazione delle donne ha registrato, per il dodicesimo anno consecutivo, un aumento arrivando al 56,3%, ovvero 2,7 punti in più rispetto al 2000, contro lo 0,1 di aumento del tasso di occupazione degli uomini.
L´aumento del tasso di occupazione delle donne con più di 55 anni è stato nettamente più rapido di quello degli uomini e ha raggiunto ormai il 33,7%, ovvero quasi sette punti in più rispetto al 2000.
Il Rapporto della Commissione europea evidenzia come il lavoro femminile sia stato il principale fattore di crescita occupazionale nell’Unione europea. Tra il 2000 ed il 2006 il numero di occupati è salito di circa 12 milioni di unità, tra cui oltre 7,5 milioni di donne. In particolare, il tasso di occupazione femminile ha registrato una crescita costante ogni anno, fino a raggiungere il 57,2% nel 2006, pari a 3,5 punti in più rispetto al 2000.
Nel corso dello stesso periodo il tasso di occupazione maschile è aumentato di meno di un punto. Anche fra i lavoratori di oltre 55 anni l´aumento del tasso di occupazione delle donne è proseguito a ritmo superiore rispetto a quello degli uomini, raggiungendo il 34,8%, pari a 7,4 punti di più rispetto al 2000. In parallelo, il tasso di disoccupazione femminile raggiungeva il suo livello più basso da dieci anni, attestandosi al 9%.
Questa evoluzione positiva ha permesso una sensibile riduzione del divario nel tasso di occupazione di donne e uomini, passato dal 17,1 % nel 2000 al 14,4 % nel 2006. Tuttavia, la persistenza stessa di un divario nel tasso di occupazione, anche fra i giovani (6 punti nella fascia d´età compresa fra 15 e 24 anni) rappresenta un fattore anomalo, in particolare se si tiene conto del superiore tasso di successo scolastico ed universitario delle giovani donne. Inoltre tale differenza divario sembra crescere con l´età fino a raggiungere il 17,8 % oltre i 55 anni.
La situazione lavorativa della donna incide positivamente nel benessere e nella produttività economica del Paese ed è, di conseguenza, una leva per l’economia. In più il lavoro femminile non è un ostacolo alla natalità, ma anzi là dove esistono più possibilità di occupazione, le donne hanno più figli.
A fronte di queste considerazioni i dati sull’occupazione femminile in Italia parlano chiaro e delineano una realtà ben lontana dai traguardi della strategia di Lisbona: "L’essere europei – come ha affermato anche la Bonino - ci impone un obiettivo preciso: portare al 60% il tasso di occupazione femminile entro il 2010. In Italia siamo molto lontani dal traguardo: il tasso è fermo al 46,3%. Inoltre, la situazione è molto diversa tra il Nord, dove il tasso di occupazione femminile può dirsi il linea con l´Europa, e il Mezzogiorno, dove invece la percentuale raggiunge livelli preoccupanti, tanto che si ha ormai la certezza che le donne abbiano smesso di cercare lavoro".
Molti aspetti del lavoro delle donne restano ancora problematici: il livello delle retribuzioni, la segregazione settoriale e professionale, la presenza di donne-dirigenti, la conciliabilità tra vita privata e professionale, in relazione a tale ultimo aspetto è importante sottolineare che il tasso di occupazione delle donne tra i 20 e i 49 anni si abbassa di quindici punti quando hanno un bambino, mentre quello degli uomini aumenta di sei punti. Le richieste crescenti di flessibilità della manodopera pesano maggiormente sulle donne, poiché quasi un terzo delle donne lavora a tempo parziale (32,9% nel 2006 rispetto al 7,7% degli uomini) e il 14,8% ha un contratto a tempo determinato.
Questi, insieme ad altri elementi, sono alla base del rapporto fornito dalla Commissione Europea che, nell’ottica di raggiungere un´autentica parità tra i sessi, sia in termini quantitativi che qualitativi, invita il Consiglio Europeo ad esortare urgentemente gli Stati membri a collaborare con le parti sociali e la società nella verifica della attuazione delle politiche sulla parità e sull’adozione di strumenti di formazione che permettano a tutti i soggetti interessati di integrare una prospettiva di genere nei propri rispettivi settori di competenza (mainstreaming di genere).
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