lavoroprevidenza

mercoledì 1 dicembre 2004

Pensioni, varati gli aumenti del 2005

di Bruno Benelli





Il quadro previdenziale dell’anno prossimo: i requisiti per lasciare il lavoro, le finestre d’uscita, le norme sul cumulo

Pensioni, varati gli aumenti del 2005



Da gennaio + 1,9% per tutti gli assegni fino a 1.236 euro. Oltre quel tetto, incrementi a scalare



di BRUNO BENELLI sul Messaggero



I PENSIONATI possono cominciare già a farsi i conti in tasca: dal 1° gennaio 2005 i loro assegni aumenteranno dell’1,9%. A tanto ammonta la perequazione annuale, legata all’inflazione “ufficiale”, che dall’inizio dell’anno prossimo farà lievitare gli assegni di tutti i pensionati, pubblici e privati, dei titolari di trattamenti minimi e degli invalidi civili.



Aumento dell’1,9%. Per il 2004 non scatterà alcun conguaglio di perequazione, quindi niente arretrati: la percentuale d’aumento 2004 (2,5%) calcolata in via provvisoria a fine 2003 è infatti risultata pari a quella definitiva.

La perequazione per il 2005 è stata fissata (come sempre in via provvisoria) all’1,9%, in base ai dati Istat: una percentuale molto distante dagli aumenti reali del costo della vita, come ogni pensionato sperimenta tutti i giorni sulla propria pelle.



Incrementi a scalare. L’aumento “pieno” dell’1,9% si applica solo fino ad un certo importo della pensione, mentre sulle quote che superano certi tetti l’aliquota viene ridotta, prima del 10 e poi del 25%. Ecco come vanno calcolati, quindi, gli aumenti della perequazione 2005 (ex scala mobile).

Fino a 1.236,54 euro mensili: aumento dell’1,9%.

Da 1.236,55 a 2.060,90 euro al mese: aumento dell’1,71%.

Da 2.060,91 euro mensili in su: aumento dell’1,425%



Trattamenti minimi. Con l’aumento dell’1,9%, i trattamenti minimi 2005 saranno questi:

Pensioni minime: 420,02 euro

Pensioni sociali: 309,02 euro

Assegni sociali: 374,97 euro



Il milione di lire al mese . Chi nel 2004 ha riscosso 535,95 euro al mese (il famoso ex milione di lire al mese, varato nel 2002 nella misura di 516,46 euro) ha diritto ad un pensione che, tra importo base e maggiorazione sociale, tocca quota 543,79 euro (secondo il vecchio conio: 1.052.925 lire).

In sostanza, quindi, i pensionati sopra i 70 anni, o sopra i 60 anni se sono invalidi totali, alla cifra minima per il 2005 di 420,02 euro aggiungono la maggiorazione di 123,77 euro.

La maggiorazione viene attribuita a patto che non si abbiano redditi superiori ai seguenti limiti lordi annui.

Pensionato solo: 7.069,27 euro.

Pensionato più il coniuge: 11.943,88 euro.

Si considerano i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti da fisco o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta o ad imposta sostitutiva. Non si calcola il reddito convenzionale della casa di proprietà in cui si abita.



Pensione d’anzianità. Per chi deve andare in pensione, il quadro del 2005 resta quello di sempre, in attesa della riforma del 2008, quando l’età minima per il pensionamento anticipato salirà di colpo di tre anni, attestandosi a 60 anni per tutti, sia uomini che donne.

Intanto, per il 2005, ecco i requisiti necessari sia nel settore pubblico che privato per avere la pensione d’anzianità.

Lavoratori dipendenti:

57 anni d’età e 35 anni di contributi.

In alternativa, 38 anni di contributi, a qualunque età.

Attenzione: la possibilità di non tenere conto dell’età se si hanno almeno 38 anni di contributi vale solo per le prime due finestre dell’anno: gennaio e aprile. Per le altre due finestre, quelle di giugno e ottobre, serve sempre l’età minima di 57 anni, anche se si hanno 38 anni di contributi.

Lavoratori dipendenti precoci (cioè chi ha versato almeno un anno di contributi effettivi entro i 19 anni d’età) o operai :

56 anni d’età e 35 anni di contributi.

In alternativa, 38 anni di contributi, a qualunque età.

Anche per questa categoria valgono le regole sopra indicate a proposito delle finestre 2005.

Lavoratori autonomi:

58 anni d’età e 35 anni di contributi.

In alternativa, 40 anni di contributi, a qualunque età.



Anche il cumulo pensione-redditi da lavoro resta ancorato alle vecchie norme. Ecco cosa accade se si va in pensione da gennaio 2005 e prosegue il lavoro.

Per le pensioni retributive di vecchiaia , nessun problema: i redditi da lavoro, dipendente o autonomo che sia, non penalizzano la pensione, la quale resta integra, qualunque sia la misura del reddito realizzato.

Per le pensioni contributive di vecchiaia , invece, scattano restrizioni, più o meno pesanti in base all’età e al tipo di attività. Ecco quali.

Chi lavora e ha meno di 63 anni : a) con il lavoro dipendente perde l’intera pensione;

b) con il lavoro autonomo perde il 50% della quota di pensione che supera la misura della pensione minima Inps.

Chi lavora e ha almeno 63 anni ha una situazione migliore:

con il lavoro dipendente e autonomo perde il 50% della quota di pensione che supera la misura della pensione minima Inps.

Per chi percepisce l’ assegno di invalidità scattano riduzioni della pensione, previste nelle seguenti misure:

a) con il lavoro dipendente si perde il 50% della quota di assegno che eccede la misura della pensione minima (nel 2005 pari a 420,02 euro al mese);

b) con il lavoro autonomo si perde il 30% della quota di assegno che eccede la misura della pensione minima (ma molte attività sono esenti da trattenute).

Per le pensioni d’anzianità le riduzioni sono le seguenti:

a) con il lavoro dipendente si perde l’intera pensione;

b) con il lavoro autonomo si perde il 30% della quota di pensione che eccede la misura minima di pensione, ma non oltre il 30% del reddito realizzato.

Chi, quindi, ogni mese riscuote una pensione Inps di 1.420 euro lordi e ne guadagna 800 lordi, si vedrà tagliare la pensione di 240 euro al mese (cioè il 30% del reddito, cifra che è inferiore al 30% della quota di pensione sopra il minimo, pari a 300 euro).

Sfuggono a qualsiasi restrizione le pensioni di anzianità raggiunte con:

a) 58 anni d’età e 37 di contributi;

b) 40 anni di contributi, a qualunque età;

c) 60 anni d’età se donna, 65 anni se uomo.





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