venerdì 1 ottobre 2004
Il lavoro informale degli immigrati clandestini o richiedenti asilo.
del dott. Vincent HIBLOT -dottore di ricerca-
Con questo importantissimo e rilevante articolo inizia a collaborare con Lavoroprevidenza.com il dottore Vincent Hiblot, dottore di ricerca di nazionalità francese.
Cogliamo l occasione per ringraziare il dott. Hiblot per la collaborazione che offrirà alla rivista in oggetto, onorandoci di pubblicare suoi interventi dottrinali
Il lavoro informale rappresenta una parte cospicua della produzione europea. In modo generale, l’uso di lavoratori non dichiarati permette una diminuzione importante dei costi di produzione. Da una parte, il monte salari è sgravato dai contributi padronali, dall’altra parte, questa mano d’opera risponde alle esigenze d’estrema flessibilità del mercato.
Se il lavoro informale fa appello per la maggior parte alle persone residenti regolarmente sul territorio, esso concerne in parte anche residenti irregolari, immigrati clandestini.
Nell’ Unione europea, il lavoro informale degli immigrati clandestini è un fenomeno in costante aumento, che va pari passo con l’incessante flusso migratorio extracomunitario.
La produzione agricola e le opere pubbliche sono due dei settori d’attività che utilizzano in maggior misura tale mano d’opera. Il lavoro informale degli immigrati clandestini si distingue dal semplice lavoro informale per la capacità contrattuale e la legittimazione processuale molto limitate di queste persone. Il lavoro informale degli immigrati clandestini si distingue anche per l’immensa precarietà nelle condizioni di vita e di lavoro a cui essi sono sottoposti.
Questo fenomeno non ha la stessa consistenza negli ordinamenti giuridici francese e italiano. Questo per una ragione pratica: l’immigrazione, clandestina o no, costituisce in Francia un processo ormai consolidato, mentre in Italia è iniziato soltanto vinticinque anni fa. Inizialmente l’Italia era soprattutto un paese d’emigrazione.
L’impiego di lavoratori non dichiarati immigrati clandestini è innanzittutto uno problema giuridico del diritto penale . L’ampiezza attuale del fenomeno evidenzia, infatti, che l’interdizione d’uso di talle mano d’opera non è effettiva, sia per opportunismo economico, sia più semplicemente per motivi pratici. Ammettendo che questo fenomeno va a continuare e senza dubbio ad intensificarsi, un analisi che vada al di la’del diritto penale sembra imporsi. Nel caso c’è comunque una prestazione di lavoro contro remunerazione. E sebbene che manchi la capacità contrattuale di almeno una delle due parti, possiamo chiederci quali diritti fondamentali del diritto del lavoro potrebbero o dovrebbero applicarsi a questa relazione di lavoro atipica. Sottolineamo che l’ottenimento di un impiego è un criterio importante per l’ottenimento di uno statuto d’immigrato regolare, cioè la piena capacità giuridica. Il ordinamento giuridico francese fornisce una risponda iniziale con i “contratti OMI”, il ordinamento giuridico italiano resta in silenzio riguardo a tale problematica.
La totale precarietà dei lavoratori non registrati immigrati clandestini, problema maggior in tutta l’Unione europea, si può evidenziare attraverso la competenza del diritto della previdenza sociale . Per la quale sono soggetti di diritto soltanto i richiedenti asilo. Questi rappresentano una grande parte dei lavoratori non registrati immigrati. In effetti, numerose associazioni in Italia come in Francia aiutano gli immigrati clandestini nelle pratiche necessaria per l’ottenimento dello statuto come richiedenti asilo. Allora essi non sono più irregolare, ma questo statuto vieta loro di lavorare. Una comparazione delle politiche sociali d’accoglienza messi in opera da una parte da un paesi con una grande tradizione dell’immigrazione e dall’altra da un paese che sembra essere sguarnita davanti al fenomeno sembra essere una questione interessante per i due sistemi giuridici. Cosi, se la Francia è ricca in testi per prendersi la responsabilita dell’immigrazione, in effetti essa non ha mai dovuto rispondere ad un flusso migratorio cosi denso come quello che arriva oggi in Italia. Per gli altri lavoratori non registrati immigrati clandestini, che hanno perso lo statuto di richiedenti asilo, solo le pratiche d’accoglienza e le misure di polizia possono essere comparate. Tutti questi comparizioni potrebbero fornire un nuovo punto di vista sull’attuale dibatto allivello europeo per quanto concerne il blocco dei richiedenti asilo al di fuori delle frontiere esterne.