la Direzione Scientifica ringrazia la dott.ssa Anna Pontone per il contributo concesso a LavoroPrevidenza - Sezione Pari Opportunità
PARI OPPORTUNITA’: NOZIONE SOCIOLOGICA di Anna Pontone - Sociologa
Mai come in questi ultimi tempi, i giornali,la tv,la radio, i mass media in genere ci stanno bombardano di storie ed eventi drammatici, a volte cruenti, che vedono protagoniste le donne e tutto il loro universo tanto discusso quanto misterioso e sconosciuto.
Al verificarsi di situazioni particolarmente gravi improvvisamente si moltiplicano manifestazioni e dibattiti dai quali pare emerga sempre più forte la volontà di definire provvedimenti urgenti e dar “vita” a cambiamenti radicali, concreti.
La volontà e i cambiamenti ,però, “cozzano” con le difficoltà di una cultura fortemente radicata e spaventosamente restia a mutamenti. I pregiudizi e i preconcetti faticano a morire e molto spesso finiscono col far prevalere amarezza e rassegnazione proprio in chi lotta per vedere semplicemente rispettato un diritto che è insito nella sua natura di essere umano.
Si esagera spesso o forse si finisce col banalizzare problematiche molto complesse riconducendo a questo o a quel tema momentaneamente di “moda”. E’proprio di queste ultime settimane una serie infinita e tragica di episodi di violenza su donne ed adolescenti, episodi distribuiti in maniera spaventosamente uniforme in tutta Italia,rivelando, ahimè, almeno in questo triste caso, una sola Italia.
All’orrore che inevitabilmente scaturisce,fanno seguito delle considerazioni e riflessioni altrettanto drammatiche. I vari osservatori sociali evidenziano un filo rosso tra le varie forme di violenza che vedono protagoniste soprattutto le donne, quelle di oggi e di ieri.
Nella sua diversità, la donna non è un soggetto debole,almeno non nel senso comune del termine;piuttosto non è messa nelle condizioni idonee per poter realizzare le sue naturali aspirazioni.La sua natura le attribuisce una forza e una dimensione di protagonista principale che nella storia dell’umanità si è evoluta diversificata a seconda della cultura di riferimento.
Oggi nelle culture diverse dalla nostra, quella della donna può essere intesa come una “lotta pura” per il riscatto da contesti che la vedono forzatamente relegata in ruoli ben definiti e limitati,quella di madre e tuttofare all’interno del ristrettissimo ambito familiare.
Nei paesi occidentali,invece,il momento storico che la donna sta vivendo assume una connotazione molto diversa, che forse può essere letta come un momento semplicemente successivo a quello delle nostre amiche al di là del Mediterraneo. Ma in fondo per osservare delle diversità non serve oltrepassare il Mediterraneo,basta varcare i confini terrestri;già in Paesi come
Essa è stata elaborata e promossa da Consiglio dei Comuni e delle Regioni della Europa e sostenuta dalla Commissione Europea nell’ambito del Quinto Programma d’Azione Comunitario per la parità di opportunità e va intesa come un’ importantissima e valida iniziativa tesa a sollecitare gli enti territoriali ad utilizzare i loro poteri e le loro potenzialità a favore di una più forte e “sentita” parità tra uomini e donne partendo da ciò che è più vicino,la realtà locale.
Essa, in pratica si fonda sul principio che l’uguaglianza è un diritto fondamentale per tutte e per tutti,nonché un valore determinante per la democrazia. Ma troppe disparità a livello lavorativo, salariale,sociale,di partecipazione attiva alla vita politica,di assenza in posizioni chiave di comando ecc. evidenziano ben altro.
La presenza inevitabile di stereotipi nella vita sociale condiziona profondamente ogni forma di relazione umana.
Per definizione gli stereotipi sono concetti indiscutibilmente condivisi all’interno di un gruppo, e dunque la loro forza è notevole. Essi alimentano i pregiudizi,che finiscono per essere considerati vere e proprie calamità sociali.
Nel nostro caso è chiaro che un ruolo di primo piano è svolto dagli stereotipi sessuali ,la cui forza è pesantissima.
Il tradizionale stereotipo maschile ritiene che l’uomo possegga autonomia, attivismo, senso della disciplina, coraggio, forza fisica;mentre quello femminile sottolinea la sollecitudine, la capacità di esprimere sentimenti,passività ecc. Questi differenti modelli di comportamento sono considerati insiti nella natura umana, quindi “immodificabili”
La forza negativa di stereotipi sessuali fatica a dissolversi ed è proprio da qui che trae origine la disparità lavorativa.
È semplicistico e probabilmente riduttivo affermare che solo eliminando gli ostacoli derivanti da disparità di status è possibile creare presupposti su cui basare una nuova prospettiva di vita.
È evidente che un’affermazione sia pure così apparentemente ovvia in realtà racchiuda in sé un processo di elaborazione radicale e dirompente.
Sebbene negli ultimi decenni molto cammino si è fatto rispetto alla riduzione del divario occupazionale tra i due sessi ,il tasso di disoccupazione in Italia continua ad essere tra i più elevati.
Il nostro Paese è tra quelli che sembra offrire un’ampia e qualitativamente elevata legislazione a tutela della donna, ma nel quotidiano l’applicazione delle norme lasciano il tempo che trovano e troppo spesso si legge di provvedimenti e soluzioni al limite dell’assurdo. Molto forte è sentito il divario (ancora una volta!)tra il Nord e il Sud del Paese,anche se in generale sono riscontrabili problematiche simile da parte a parte del Continente. Per questo negli ultimi decenni,grazie al supporto di rilevazioni statistiche si è potuto focalizzare e concentrare l’attenzione su un problema basilare :individuare il giusto equilibrio tra lavoro e famiglia,tanto da impegnare la stessa Unione Europea con l’emanazione di direttive e raccomandazioni ai vari Paesi membri perché adottassero,ognuno nel proprio contesto nazionale misure in grado di conciliare le esigenze della vita personale e familiare con quella lavorativa.
Troppe donne inoccupate e disoccupate lasciate a se stesse a dispetto di tanti “sportelli donna”che con grande abnegazione e spirito di iniziativa si adoperano per dar voce a chi voce non ha e molto spesso sono semplicemente intrappolate in forme di anonimato dal quale a volte è impossibile uscire, non solo per limitazioni culturali ma evidentemente per praticissime e banalissime ragioni economiche.