Un caso emblematico
L’invecchiamento della ricerca
( Prof. Sergio Sabetta)
Si segnalano due recenti articoli apparsi su “Le Scienze” di febbraio e luglio
La questione è interessante per i risultati raggiunti facilmente valutabili e proiettati per i prossimi 15 anni, anche in rapporto al DPEF attualmente in discussione nella parte in cui manifesta preoccupazione per le distorsioni che si stanno evidenziando con il trattenimento in servizio nel settore pubblico di personale, anche oltre i limiti di età attraverso il decreto legge n. 136/04, convertito in legge 186/04 ed ora abrogato dal D.L. 223/06, che permette il trattenimento in servizio fino al raggiungimento del limite di età, circostanza di cui cercano di usufruirne in particolare le fasce alte.
Si ottiene un invecchiamento progressivo delle strutture, che nel caso universitario viene dagli autori chiamato “tusnami demografico”, il quale impedisce attraverso il blocco generazionale il ricambio progressivo e prepara una seconda ondata altrettanto distruttiva all’esaurirsi della prima, in altre parole non si ottiene un flusso ondulatorio, ma onde anomale su una superficie quasi piatta, per giunta con costi finanziari elevati.
Il caso della ricerca è emblematico in quanto attraverso
Prendendo come riferimento il 2004, ultimo anno di cui sono disponibili dati certi da parte dell’Ufficio statistica del MIUR, si può osservare che la classe di età più numerosa è costituita dai 56/65 anni con il 30% a cui è destinata il 40% delle risorse, mentre i giovani con meno di 35 anni rappresentano appena il 6,2% del corpo docente con il 2% delle risorse, sopravanzato dagli ultra sessantacinquenni che raggiungono il 7,8% e assorbono il 15% delle risorse a causa del notevole distacco retributivo tra le due opposte fasce.
Proiettando questi dati al 2010 – 2015 si ottiene che giovani con meno di 35 anni scenderanno tra il 4% e il 5%, con meno del 2% delle risorse, gli ultra sessantacinquenni raggiungeranno il 12% nel 2010 ed il 17% nel 2015 assorbendo fino al 28% delle risorse.
Ma il pericolo in prospettiva più grave è, oltre all’avere bruciato varie generazioni, il rischio di nuove immissioni in massa senza adeguata selezione e preparazione per ovvie urgenze che verranno ad aggiungersi ai pochi entrati nel frattempo con “notevoli difficoltà”.
Alcune delle conseguenze accennate, in particolare la possibile sclerotizzazione, si possono senz’altro riportare all’attuale struttura per età che si sta profilando nel pubblico impiego, rischio già in parte evidenziato negli anni precedenti (S. Sabetta, La riforma delle pensioni e i tempi del Capitale Umano, www.altalex.com).
Si è costituito un forte un blocco di interessi teso a mantenere il più a lungo possibile lavoro e potere, in un duro scontro generazionale e con la conseguente dispersione sia di conoscenze da parte degli anziani, che delle forze innovative dei giovani ( V. Perrone, Dell’età. Ovvero: la sindrome della banana acerba, Economia & Management, 5-9, n. 3/2006).