Un occhiata alla posta elettronica, uno sguardo alle ultime notizie, una sbirciata ai siti di viaggio. Durante il lavoro si può. Al massimo, si rischia una ramanzina da parte del capoufficio. E quello che ha stabilito un giudice americano, secondo il quale navigare su Internet equivale a sfogliare le pagine di un quotidiano o parlare al telefono. Se questo non interferisce con le proprie mansioni, non si può essere licenziati.
LA VICENDA - Il caso riguardava un dipendente del Dipartimento dell educazione di New York, Toquir Choudri. I suoi superiori lo avevano beccato mentre navigava sul web e gli avevano chiesto di smetterla, ma lui aveva continuato. Il caso è finito così in tribunale. Il giudice John Spooner ha però accertato che Choudri frequentava siti di informazione e di viaggio. Dopo aver spiegato che «Internet è diventato l equivalente del giornale o del telefono», il magistrato ha stabilito che un giro in Rete non può costare il licenziamento. Al massimo, è ammesso un rimprovero.
LA SITUAZIONE ITALIANA - E nel nostro Paese? Anche in Italia ci sono state negli ultimi anni parecchie sentenze che riguardavano casi simili. Alcune favorevoli ai lavoratori, altre no. Ma allora: è possibile navigare durante l orario di ufficio? «Una breve pausa, anche nel pieno dell orario di lavoro, è sempre tollerata - spiega Pietro Ichino, docente di Diritto del Lavoro presso l Università degli studi di Milano -. La questione è sempre quella della misura: tanto più le pause di questo genere sono lunghe o frequenti, tanto più ci si avvicina al limite della scorrettezza e dell inadempimento contrattuale. Dove si collochi questo limite, dipende dalla maggiore o minore severità del giudice». Ma il datore di lavoro può controllare il computer dei propri dipendenti, come è avvenuto nel caso americano? «Sì, perché si tratta di uno strumento di lavoro a disposizione dell azienda - spiega Ichino -. Come tale la memoria informatica non costituisce spazio protetto dal diritto alla riservatezza del lavoratore. Fa eccezione quello spazio che sia esplicitamente riservato a uso personale: per esempio una particolare directory o una casella di posta elettronica». In sintesi: navigare si può. Ma con un certo controllo. |