L’incidenza infortunistica nel settore delle Costruzioni
e il lavoro irregolare
( Prof. Sergio Sabetta – componente comitato scientifico di www.lavoroprevidenza.com)
Nel recente III congresso della Fillea – CGIL di Roma e Lazio è stata sottolineata la pericolosità sempre maggiore nei cantieri della capitale dove nel 2005 sono stati registrati ben 20 incidenti mortali.
Quasi 8.000 le imprese edili attive, con 41.000 lavoratori regolari iscritti alla Cassa edile e si stima altrettanti 40.000 irregolari, per lo più extracomunitari, per un totale di oltre 81.000 lavoratori.
L’introduzione dello strumento del DURC (Documento unico di regolarità contributiva) a seguito della stipula in data 15/04/04 della Convenzione nazionale tra INPS, Casse edili e INAIL, ai sensi dell’art. 86 del D. Lgs. N. 276/03, su procedura informatizzata dell’INAIL, ha costituito un primo intervento di contenimento del fenomeno mediante scambio di informazioni e monitoraggio sui dati degli appalti, da allargare ai subappalti.
L’INAIL ha concentrato oltre il 25% del totale dei propri controlli nel corso del 2004 sul settore edile, considerata la delicatezza del settore stesso che facilita l’evasione e l’uniforme distribuzione delle imprese nel territorio. In questa opera ci si è avvalsi della collaborazione con l’INPS, la Guardia di Finanza e le AA.SS.LL., con una vigilanza congiunta con le Direzioni provinciali del Lavoro.
Su 33.389 aziende ispezionate nel 2004 è stata accertata la presenza di ben 24.658 lavoratori in nero, con una crescita di oltre 5.000 unità rispetto all’anno precedente, ed un accertamento di premi omessi pari a euro 120.462.000.
Le costruzioni (4,10) risultano, con la Lavorazione del legno (4,13) ed Estrazione dei minerali (4,10), tra le attività con un indice di frequenza infortunistica per postumi di inabilità permanente tra i più alti.
Quanto detto va relazionato alla situazione economica del settore. Rispetto a un declino occupazionale nell’Industria in senso strtto pari a ( -0,9%) nel 2004 che va a compensare la variazione positiva del +1% nel 2003, le Costruzioni hanno avuto una crescita nel 2004 del + 5,3% che va a sommarsi al + 4% del 2003 e a un +2% del 2002, ben superiore agli stessi Servizi in cui l’occupazione ha avuto una crescita media nel triennio 2002/2004 di circa + 1,36%.
L’Istat segnala al riguardo un incremento di +7,7% nel 2004 di lavoratori autonomi nelle Costruzioni, a fronte di un sostanziale ristagno negli altri settori ad eccezione di un modesto + 1% nei Servizi.
Le Camere di Commercio italiane nel 2004 hanno registrato su 90.365 nuove imprese più di 30.000 che hanno titolari immigrati extracomunitari, in gran parte operanti nel settore delle Costruzioni dove vi è una forte irregolarità con sacche di lavoro in nero.
Il sommerso economico complessivo, che ha una rilevanza notevole sull’economia nazionale, basato sul volume complessivo di lavoro viene stimato dall’Istat fra il 15% e il 17% del totale, mentre altre stime lo collocano su valori decisamente più alti superiori al 20%; il Censis ha valutato recentemente intorno ai 6 milioni i lavoratori che operano in nero.
Questo fenomeno è ancor più grave se si pensa alle connessioni che può avere con il commercio di esseri umani operato dalla criminalità organizzata, di cui l’Italia in recenti indagini è emersa quale crocevia internazionale.
Soprattutto con riferimento agli appalti pubblici, appare evidente la necessità di incrementare la lotta alla corruzione che favorisce il fenomeno del lavoro in nero, come evidenziato nel summit intitolato “Corruzione come ostacolo allo sviluppo: politiche, strumenti e strategie per combatterle” organizzato da Idlo (International development law organization) e da Trasparency international Italia nel novembre 2005.
Interessanti sono le cifre che emergono dalle statistiche del Rapporto Annuale 2004 dell’INAIL.
Il settore di attività delle Costruzioni se rapportato ai settori più pericolosi dell’Industria, quello dei metalli, e dei Servizi, trasporti e comunicazioni, evidenzia una situazione estremamente esposta.
CASI DENUNCIATI MORTALI
Costruzioni 2002 - 106.057 305
2003 - 110.393 331
2004 - 104.918 265
Metalli 2002 - 64.436 88
2003 - 63.764 98
2004 - 59.856 79
Totale Industrie
Manifatturiere 2002 - 252.100 316
2003 - 241.100 327
2004 - 223.891 262
Trasporti e
Comunicazioni 2002 - 70.748 185
2003 - 69.175 178
2004 - 68.058 141
I dati sul settore Costruzioni ripartiti per macroaree geografiche danno i seguenti risultati:
NORD- OVEST 2002 - 29.959 96
2003 - 31.734 89
2004 - 30.928 83
NORD- EST 2002 - 33.319 72
2003 - 34.952 76
2004 - 32.649 48
CENTRO 2002 - 21.731 48
2003 - 22.490 61
2004 - 21.247 46
SUD 2002 - 14.378 60
2003 - 14.410 74
2004 - 13.308 58
ISOLE 2002 - 6.670 29
2003 - 6.807 31
2004 - 6.786 30
Suddividendo ulteriormente i dati relativi ai casi mortali sempre sul settore delle Costruzioni per le singole regioni si ottiene la seguente ripartizione:
2002 2003 2004
Valle D’Aosta 1 4 1
Piemonte 37 20 21
Lombardia 50 57 48
Liguria 8 8 13
Trentino Alto Adige 12 8 4
Veneto 24 35 16
Friuli Venezia Giulia 6 8 4
Emilia Romagna 30 25 24
Toscana 20 20 13
Umbria 4 5 8
Marche 10 15 10
Lazio 14 21 15
Abruzzo 7 16 6
Molise 0 31 4
Campania 20 18 19
Puglia 20 16 11
Basilicata 3 5 4
Calabria 10 16 14
Sicilia 21 24 24
Sardegna 8 7 6
In particolare gli extracomunitari sono stati coinvolti in 12.510 (2002); 17.682 (2003) e 17.730 (2004) infortuni, di cui mortali 25 (2002); 41 (2003) e 42 (2004).
Dalle analisi svolte nel rapporto annuale per la Regione Liguria si evince che in oltre il 50% dei casi il fattore determinante è stato valutato come “stato”, ossia preesistente all’evento infortunistico, pertanto situazioni pienamente prevedibili e modificabili; in altre parole si manifesta una notevole carenza nei confronti della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. D’altronde la tipologia degli incidenti in percentuale maggiore riguarda la caduta di agente materiale sulla vittima (19%), la rottura della gente materiale (19%) o altre rotture in generale di materiale (16%).
Gli immigrati, in particolare i clandestini, si trasformano in risorsa con un guadagno immediato per il singolo imprenditore e a breve del sistema produttivo, ma con la previsione di un costo certo a lungo termine a causa dell’esternalizzazione dei costi di assistenza sociali e medici, oltre ai costi per l’eventuale ordine pubblico. La possibilità di mantenere una struttura parzialmente anarchica nel settore può avvenire quindi solo a condizione di socializzare i costi, esternandoli in altri settori produttivi.
BIBLIOGRAFIA
· G. Galli, Poteri deboli, Mondatori 2006;
· F. Di Pietro, I lavoratori stranieri extracomunitari, Italia Oggi, ed. Halley,2006;
· Rapporto annuale 2004, www.INAIL.it.