Nel monitoraggio periodico delle performance del superincentivo per il rinvio della pensione di anzianità, riconosciuto ai dipendenti privati dalla legge n.243/2004, abbiamo più volte sostenuto (e dimostrato) che si tratta di una misura favorevole ai settori più forti del mercato del lavoro (gli uomini, per esempio, che possono fruire del trattamento di anzianità in misura maggiore delle donne, in quanto possessori dell’anzianità contributiva necessaria) e alle qualifiche più elevate (che meglio possono “massimizzare” l’effetto-bonus, dal momento che il solenne ingresso in busta paga, in forma esentasse, dell’aliquota del 32,7% produce evidentemente un risultato economico diverso e ragguagliato all’entità della retribuzione).
Si vedano in proposito i dati riguardanti la distinzione per qualifica e sesso dei 51.300 lavoratori e lavoratrici (queste ultime sono solo 5.496 a fronte di 45.804 uomini) che hanno avuto accolta (alla fine di gennaio) la domanda dell’incentivo.
Domande accolte di incentivi al rinvio del pensionamento di anzianità per qualifica e sesso
(31 gennaio 2006)
qualifica |
maschi |
%* |
femmine |
%* |
totale |
% |
operai |
13.222 |
28,9 |
935 |
17,0 |
14.157 |
27,6 |
impiegati |
17.779 |
38,8 |
3.892 |
70,8 |
21.671 |
42,2 |
quadri |
7.983 |
17,4 |
514 |
9,4 |
8.497 |
16,6 |
dirigenti |
6.820 |
14,9 |
155 |
2,8 |
6.975 |
13,6 |
totale |
45.804 |
100 |
5.496 |
100 |
51.300 |
100 |
* la % è riferita all’intero ammontare del genere di appartenenza
Fonte - Inps
I dati della tabella sono significativi e rivelano parecchi squilibri, non solo quelli riguardanti il genere e la professione degli utenti. E’ curioso notare, infatti, che la stragrande maggioranza (quasi il 71%) delle donne che hanno avuto la possibilità di avvalersi del superincentivo appartengono alle categorie impiegatizie (le quali detengono comunque la maggioranza relativa degli utenti del bonus). Si può ritenere allora (in confronto alla relativamente modesta quota di operaie rimaste al lavoro con il bonus in busta paga) che abbia influito molto, nella scelta di rinvio, la qualità delle mansioni svolte (un lavoro in ufficio anziché in fabbrica).
E’ impressionante, invece, il divario tra i generi nel caso dei quadri e dei dirigenti. Nel primo gruppo, a fronte di quasi 8mila uomini, stanno poco più di 500 donne. Nel secondo, lo squilibrio è ancora più evidente. Ma quello del divario nelle domande di bonus non è che la punta dell’iceberg della composizione del mercato del lavoro. Le lavoratrici dipendenti, appartenenti alle categorie dei quadri e dei dirigenti, che chiedono ed ottengono il bonus sono poche perché, innanzi tutto, sono poche le donne a cui è stata riconosciuta una qualifica elevata.
Un altro dato interessante riguarda l’anzianità contributiva fatta valere per ottenere il bonus. Tracciato un confine immaginario a livello dei 38 anni di versamenti, si scopre che il 56,3% degli uomini ha potuto far valere, al momento della maturazione del diritto (e della possibilità di richiedere l’incentivo), un’anzianità contributiva inferiore. Al di sotto di un’anzianità inferiore a 38 anni è rimasto il 49,1% delle donne. Con 38 anni di servizio ha ottenuto il bonus il 18,4% degli uomini a fronte del 28,7% delle donne. Sono praticamente allineate le quote per genere di coloro che si sono avvalsi dell’incentivazione avendo versato per 40 e più anni (complessivamente – e non è poco – ammontano al 17,7%). |