Prof. Sergio Sabetta
Sempre più l’efficacia delle politiche pubbliche dipendono, oltre che da una struttura gestionale fornita delle risorse umane, culturali, finanziarie e tecnologiche adeguata, da un maggiore coinvolgimento, coordinamento e integrazione dei soggetti coinvolti nel processo, questo permette di soddisfare all’esigenza di legittimazione della P.A. nell’esercizio dei propri poteri oltre che a risparmiare il fattore tempo necessario.
Si abbandona parzialmente il metodo impositivo mediante puntuali interventi legislativi di ampio respiro per una logica di governance diretta a identificare obiettivi condivisi da formalizzare in accordi.
Rispetto all’obiettivo stabilito dal Consiglio di Barcellona di una ricerca che assorba il 3% del PIL non si arriva all’1% con in più la delocalizzazione dei laboratori all’estero e sugli Enti pubblici, quali le Università e gli Istituti di ricerca, cercando di trasferire i costi sul bilancio pubblico anziché costituire delle sinergie pubblico/privato tra le due tipologie di ricerca, una prevalentemente a lungo termine l’altra con riscontri a breve-medio termine.
Vi sono due assi su cui si deve agire l’uno Stato ed Enti locali, in cui gli Enti locali diventano braccio operativo della cornice definita dall’Amministrazione centrale, l’altro Enti locali e imprese, dove
Dobbiamo considerare che manca un sistema di finanziamento locale di venture capital esteso all’intera penisola essendo il mercato concentrato per oltre il 90% nelle regioni del Nord-Est, in cui l’Appennino funge ancora da barriera, circostanza aggravata per alcune aree dai noti problemi di controllo territoriale.
La dimensione locale stessa è appesantita da un eccesso di localismo in cui viene a mancare la massa critica necessaria per una adeguata competizione, dobbiamo tuttavia considerare l’opportunità di valutare le filiere relative a prodotti incorporanti notevole tecnologia in termini non solo locali per macroaree ma con connessioni internazionali, come l’informatica per l’India. Affermano Waits, Kahalley ed Heffernon che occorre pensare in termini di aree economiche e non tanto in base ai confini amministrativi, con una mentalità di sistema anziché rivolta ad interventi specifici, in cui alla quantità venga sostituita la valutazione di impatto di pochi interventi rivolti a gruppi di imprese e non a singole unità.
Non è più possibile operare esclusivamente attraverso norme e procedure occorre in realtà intervenire sui comportamenti al fine di ridurre la complessità gestionale attuale, il focus è l’azione di squadra speculare alla singola impresa dove il manager deve motivare l’azione collettiva attraverso l’esempio e la trasmissione dei valori. L’obiettivo non è più quello di eliminare la complessità ma di contenerla e gestirla dando ad essa una logica di lettura e questo a tutti i livelli, dobbiamo capire che i problemi vanno affrontati in modo interdisciplinare in tutte le loro variabili e che l’interesse generale è qualcosa di diverso dalla sommatoria dei singoli interessi locali.
Nella necessità di legittimarsi
Si viene a creare la necessità per
Bibliografia
· G. Fumagalli, Gestire la complessità, in www.complexlab.com;
· M. J. Waits – K. Kahalley – R. Heffernon, Organinizing for Economic development:New Realities Call for New Rules, in “Public Administration Review”, 612/616, 52(6),1992;
· Forum ( A. Manca,R. Tranquilini, V. Biondi, R. Del Giudice, A. Penna, F. Terragni), Promuovere la competitvità: quale ruolo per